Aquamaze Laberinto 2001 - Rock, Pop, Metal

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È un demo sostanzialmente ‘medievale’, questo “Laberinto” dei siciliani “Aquamaze”. A partire dalla copertina, una sorta di istantanea di un cartone animato raffigurante una corte, per arrivare ai caratteri utilizzati (comprese le miniature in qualche caso), passando per l’autodefinizione allegorica che danno di loro stessi: “the place where every single word has a precis meaning and every single note opens a symbolic universe”, ovvero sia “il posto (l’aquamaze) dove ogni singola nota ha un preciso significato e dove ogni singola parola apre ad un universo di simboli”. Lasciamo perdere l’alone di sfacciata autostima che mostrano senza alcun pudore in tutte le parole che scrivono, ma questo demo mostra degli spunti sì originali in qualche caso, ma anche soluzioni spudoratamente banali in altri.

Si parte con “Exoterical Plastic Machine”, una sorta di ritornello gregoriano ispirato alla colonna sonora di “Profondo rosso”. E si parte benissimo, con un equilibrio e una dinamicità di esecuzione veramente piacevoli. Si passa poi alla title-track “Laberinto”, e si incominciano a delineare le prime falle di questo demo. A parte le voci che risultano sempre e comunque eccessive, stonatine, troppo basse o poco amalgamate nei cori, la cui colpa diamo alle registrazioni casalinghe di questo demo, il risultato non convince. È una canzone basata su accordi già sentiti, correlati da un bel canto vecchio nell’impostazione, e da virtuosismi chitarristici fini a se stessi. Si arriva quindi a “Out of lyrics”, canzone piena di cambi di ritmo e atmosfera, basata sempre su virtuosismi canori e chitarristi straribolliti. In questo brano troviamo però qualche passaggio interessante: il ritornello, ad esempio, ironico e divertente, e qualche spunto musicale creativo. È piena di citazioni questa traccia, ma anche di cliché.

Il lavoro si conclude con “Plexus”, episodio che si apre con accordi psichedelici per poi trasmigrare nell’hard rock/heavy metal più virtuosistico che possiate immaginare, con i soliti cambi di distorsione e i soliti cambi di tempo tipici proprio della forma canzone. Perché è proprio qui che si fermano gli Aquamaze: alla forma canzone, pur riempiendola di orpelli e tecnicismi vari. Ed è un peccato, che le citazioni di Heroes del Silencio, Scorpions e i testi ispirati a Borges, Coleridge o Baricco, siano sotterrati da espedienti musicali già usati da tanti – troppi – musicisti, senza perlomeno cambiare un minimo le carte in tavola. Ma forse, seguendo la coscienza medievale che pervade tutto questo progetto, anche dagli Aquamaze si pensa che tutto sia già stato detto dagli antichi, e tutto sia stato scritto. Ipse dixit allora? La risposta la lascio a voi.

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La recensione Laberinto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-08 00:00:00

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