“Ora c’è una convinzione che mi spinge a continuare”, cantano i Mareluya in “L’uomo che non c’è”, quinta traccia di questo ep che porta lo stesso titolo del brano citato. Una frase che a mio modesto parere il gruppo veneto dovrebbe riuscire ad adottare anche nella composizione e nell’esecuzione dei pezzi. Si nota subito un’ossatura troppo semplice, soprattutto nella sezione ritmica, alla quale seguono accordi di chitarra a tono. Concetto evidente in “Arreso”, priva di mordente, in “Rotta alternativa”, che inizia bene, ma che poi non convince nello sviluppo musicale e melodico e in “L’uomo che non c’è”, con riff chitarristico alla Ghigho Renzulli, ma poco efficace nel complesso. Cresce la convinzione in “Non nasce sempre amore”, ma la potenzialità dei Mareluya si denota nella prima traccia, “Per alcuni non funziona”, una song struggente, lenta, con chitarra e voce in primo piano, quest’ultima dai toni bassi e caldi nelle strofe, alti e pungenti nel ritornello. E si denota anche nella canzone conclusiva, “Sogno”, con stacchi hard-rock e con un impatto della musica e della melodia finalmente efficaci. Bene i testi dei brani, così come la voce, che nasconde delle potenzialità da curare e da mettere in risalto con una migliore elaborazione del tessuto complessivo dei brani.
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La recensione L’uomo che non c’è di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-26 00:00:00
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