Non si dica: è tutto fatto apposta, è il post-moderno. Questo è semplicemente un disco brutto, al di là delle giustificazioni e dei voli pindarici degli addetti stampa.
Lo ammetto, ho dovuto farmi coraggio, su Last Fm si presentano così: “gli Encustica tentano di entrare in contatto, sentendosene parte attiva, con la moltitudine di esperienze, passate e presenti, che circondano e plasmano la vita di ciascun individuo, per tendere verso una continua volontà di ricerca e di confronto con la complessità e l’ambiguità del presente”. La solita tirata megalomane da comunicato stampa, con un pizzico di retorica in più per non sbagliare.
Vado oltre. Sono dieci pezzi di rock-new wave italiana anni Ottanta-Novanta, quella più pomposa e datata, con qualche sfumatura metal (“Caustiche”, “Pioggia acida”, “Frammenti e resistenze”) ad appesantire il tutto. Testi che spaziano da speculazioni socio-politiche (“La morale del maiale”) all’omaggio esplicito ai CCCP (reso manifesto in “Ricordi”), fino a un interlocutorio non-sense ("qui si viene a leccare merende / sorseggiando stragi e ammiccamenti") in “Babylon Baby”.
Su questo versante l’identità degli Encaustica sembra ben definita, magari un po’ enfatizzata dalla bio, ma si può sorvolare. Il problema resta nel suono della band: una voce troppo impostata, un po’ Pelù un po’ Enrico Ruggeri, arrangiamenti di synth sempre uguali, una teatralità ai limiti del kitsch involontario (“Tape Mark 2000”, “Desideri in inverno”).
Ora, dire che è l'effetto voluto nascondendosi dietro il post-moderno (cfr. il titolo dell’album) o attingendo a immaginari retrò non cambia il mio giudizio: lo trovo brutto. Le potenzialità ci sono ma bisogna lavorare molto per metterle in pratica come si deve.
---
La recensione Luci Dal Post Moderno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-20 00:00:00
COMMENTI