Indecisi tra radici e sguardo internazionale, i Greeting for Terronia mettono a segno qualche colpo interessante
Greetings From Terronia è un nome impegnativo per un gruppo rock italiano. Non per forza infausto ma, insomma, bisogna saperlo portare. Magari raccontando a noi nordici un po’ supponenti, senza buonismo nè retorica, cosa accade davvero in questo Mezzogiorno. I GFT ci riescono in un’occasione, “Din!Don!Bang!”, brano sulla mafia tanto schietto quanto sentito, impreziosito dalle parole di Giovanni Falcone collocate nel bridge strumentale.
Le buone capacità compositive e tecniche della band calabrese emergono inoltre negli altri due pezzi in italiano (“New Wave” e “Old Wave”) anche se appaiono però più nebulosi e inefficaci dal punto di vista testuale. Musicalmente parlando, sono invece gli episodi in inglese a dar corpo alle idee migliori: ad esempio “Prometheus” e “Jack’s Guide”, che ricordano gli Afghan Whigs di “Black Love”; o “Ajejebrazov”, che fa immaginare un’improbabile (e tuttavia stuzzicante) collaborazione tra Bono e i Pennywise.
Lasciatisi alle spalle questa interessante opera prima, i Greetings From Terronia dovranno però operare una scelta: restare fedeli al proprio (impegnativo) nome significherebbe farsi, in modo più convinto, cantori della propria terra. In alternativa i nostri possono continuare sulla strada dell’inglese, con cui forse si trovano più a loro agio, ma che li distingue anche meno da altre formazioni. La decisione non è semplice, ce ne rendiamo conto.
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La recensione Algorithms For A No Sense Violence di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-12 00:00:00
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