Sulla mappa dell'hip hop (versante storytelling) ben confezionato mettete pure una piccola bandierina per il secondo disco dei Pornophonix
Diciamo che a parte qualche fortunatissimo caso (io ci metterei Dargen, Mecna, Rancore e Ghemon, ma fate pure voi), lo storytelling non è certo in auge nel panorama dell'hip hop italiano. Cioè, direte, ai ragazzini che vanno a vedere Emis Killa di sentire una storiella in musica nun gliene frega gnente. A meno che non sia riferita a loro stessi, come nella "Stan" de' noantri, ovvero "Tutto quel che ho". Certo, tendenzialmente preferiscono ciucciarsi il (pur adeguato, eh) disco di uno che parla di 'schiacciare' quasi in ogni strofa, e non si tratta di basket, anche se il soggetto in questione (è il Gue, dai!) per essere alto è alto.
Lunga premessa dalla vis polemica rara per dire che il disco di Pornophonix è invece basato proprio sul tradizionale racconto in versione rap, con una spiccata tendenza al finale rivelatorio che ribalta la narrazione ("Le Promesse"). Il flow va dunque giudicato tenendo conto delle esigenze dell'intreccio, e non tanto per eventuali incastri di significato o giochi di parole, e da questo punto di vista la cosa funziona a puntino. Gli argomenti dei testi spaziano dall'amore ("Ogni Notte Ogni Giorno", con ritornello accattivante per la classica metafora cosmogonica) al sesso ("La Jambalaya", ovvero "Avventura con un travestito" di Califano in salsa doppia h), dalla droga (la tarantiniana "Il Matrimonio Più Bianco", di cui pretendo di sapere il finale!) alla famiglia ("The Right Question"), con picchi letterari davvero molto fantasiosi ("The Baggage") e un linguaggio di pari livello. La parte musicale è un ricercato blend di hip hop Golden Age, jazz e funk ricavato dall'incastro fra produzione all'mpc e strumenti suonati. Il cerchio dell'attenzione estetica si chiude con lo special box del disco, contenente le belle illustrazioni ad opera di PKMI.
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La recensione The Right Question di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-15 00:00:00
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