Lasciando i commenti positivi alla fine, cominciamo, drasticamente, da tutto ciò che proprio non va: non ci siamo con la lunghezza eccessiva del cd-r, non ci siamo con la ridondanza di certe tracce, non ci siamo con l’atomizzazione divagante presente nella raccolta, non ci siamo, soprattutto, con il senso di grande confusione di idee che il disco trasmette. I Baracca c.m.p. realizzano infatti un cd-r in cui sono presenti in parte brani di composizione ormai fin troppo stagionata, risalenti anche al 93-94-95, e brani più recenti, del triennio 1998-2001. E i primi, in genere, nonostante i tentativi di svecchiamento operati con l’elettronica, proprio stridono per difformità accanto alle nuove composizioni. Da una parte rock italiano alla Timoria, dall’altra un intelligente pop elettronico con sprazzi lounge e tentazioni techno-trance (“Linea di cristallo e frammenti”) e con testi essenziali e in genere significativi. E poi episodi, anche pregevoli, di free-jazz (ad esempio “Vagando”, “Naufrago parte 2”) che, se ci danno un quadro ampio delle capacità e degli ascolti del duo, alla fine però incrementano ulteriormente la confusione. Cari Baracca c.m.p., ma non potevate fare tre demo di tre 'generi' diversi con tre nomi diversi?
Dopo questa doverosa critica alla confusione e alla ridondanza - che, lo ripetiamo, affliggono il lavoro nella sua interezza pur non inficiando il valore di alcuni singoli brani -, facciamo finta che il cd contenga solo poche tracce: quelle electro pop ben caratterizzate, ben focalizzate, ben realizzate, più fresche e contemporaneamente più mature, che rimandano ai rampanti anni Ottanta.
E allora il discorso cambia nettamente in meglio, visto che nel marasma del cd emergono alcuni brani di notevole qualità, capaci di colpire l’orecchio, il sistema cerebrale e pure di muovere le estremità a una danza composta; ci sono infatti canzoni che, adeguatamente prodotte e supportate, potrebbero entrare in rotazione nei network radiofonici e sulle tv musicali. Innanzitutto la convincente title-track, e poi la battiatesca “Ipotesi”, e se ne potrebbero citare ancora altre che si muovono sempre in quello spazio identificabile da coordinate riferibili al Battiato degli anni Ottanta, a Garbo (la cui inconfondibile voce viene richiamata a volte in certi cantati), all’Enrico Ruggeri di inizi carriera o, se vogliamo tornare al presente, a buoni allievi quali La Sintesi e Soerba.
Con brani così, orecchiabili eppure tutt’altro che insulsi o banali, dalle sonorità perfette per il 'momento storico' di riflusso che stiamo vivendo (e con una canzone pregevole come “La giusta direzione” che farebbe tranquillamente la sua figura in un disco dei bravi Baustelle), i Baracca c.m.p. non possono tirarsi indietro. Non resta loro che riordinare le idee, scegliere la direzione artistica da seguire e realizzare, finalmente, un bel prodotto maturo, come è nelle loro possibilità. Sia chiaro: stavolta al massimo 5 tracce…: -)
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La recensione The trouble in my mind di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-03-22 00:00:00
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