Un EP che ascolterà volentieri chi ha più di 40 anni e indossa il gilet di pelle e gli stivalazzi a punta
“Dirty sexy monkeys” ha un grande pregio: fa sorridere. Genuinamente. Fa sorridere già dall'inizio, con quel “Fuck the system” che ti fa pensare di ritrovarti in un disco dei SOAD o dei RATM, in realtà un secondo dopo sei catapultato in una poltiglia di vecchio sound anni 70 (quell'organo così démodé), in cui la furia di questo datato rock'n'roll inizia a soffrire - e siamo solo al primo pezzo - di grossi problemi di timing.
L'aspirazione è quella di coprire un po'tutti i grandi esempi della storia del rock (vedi “I'm still here”, un wannabe Jim Morrison sul ballatone alla Guns'n'Roses, con grande impiego di chitarre in assolo perenne), senza mai superare la soglia degli anni '80, tranne per brevi incursioni nel sempreverde hard-rock.
Un EP che ascolterà volentieri chi ha più di 40 anni e indossa il gilet di pelle e gli stivalazzi a punta, ammesso che si riesca a sorvolare sulla qualità assolutamente insufficiente della registrazione e sul fatto che i Dirty Sexy Monkeys raramente riescano ad andare a tempo. Nonostante ciò, è quasi tenero il profondo coinvolgimento emotivo che questa band dichiara di avere per il rock'n'roll, quando ammettono candidamente di non puntare all'originalità in senso stretto, cosa che gli riesce molto bene.
Infine, è praticamente impossibile trovare delle loro foto sul web (volevo controllare se fossero davvero dirty & sexy): spero che dietro questa scelta non ci sia nulla da nascondere - sarebbe legittimo sospettare che abbiano circa 50 anni o magari siano pelati, perché, visto che a livello musicale non ci siamo, sarebbe un peccato sprecare un potenziale aspetto scenografico.
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La recensione Dirty Sexy Monkeys di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-13 00:00:00
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