Disco meticcio orecchiabile e d'impatto ma ancora alla ricerca del Sacro Graal del folk
Un album di folk meticcio, quello degli Stikkereballa. La band bolognese, un combo di sette elementi che comprendono anche sassofono, trombone e fisarmonica, macina sonorità che attingono in modo particolare dal cantautorato e dalla tradizione popolare italiana, anche quella di balera, ma non disdegnano inserti di ska, reggae, tango, balcanica. Una formula abbastanza classica, insomma, per le nostre formazioni folk da battaglia, il cui principale terreno di sfida è la capacità di coinvolgimento di chi sta sotto il palco. E pur non avendoli visti dal vivo, non si fatica a immaginare che con brani cadenzati e intuitivi come “Notte senza luna” e “Aspetto lunedì” gli Stikkereballa riescano a far ballare anche gli ascoltatori più restii.
La voce di Fabrizio Calandra, d’estrazione cantautorale, regge bene i lunghi testi che guidano i pezzi, con il suo bel timbro profondo (per quanto molto, molto simile a quello di Erriquez della Bandabardò, band con cui gli Stikkereballa sembrano avere più di un debito). Le parole, si diceva, sono ben accostate a livello metrico e ritmicamente filano come treni, mentre sul versante prettamente contenutistico si mantengono su un livello discreto, ma senza guizzi: piuttosto standard la tirata anti-pubblicitaria di “Come viene e come va” e le storie d’amore e viaggio raccontate in “Tra sesso e amore” e “Immobile”. Mentre tengono desta l’attenzione fino alla fine l’agrodolce avventura “Tormento russo” e il pathos sincero di “Lontano da me”.
Per quanto l’intero disco sia suonato e cantato in modo tecnicamente chirurgico, a tratti sembra che agli Stikkereballa manchi un passettino in più per restare maggiormente impressi: “Immobile” non ha, per intenderci, quei momenti di poesia flaneur che si può trovare nelle migliori ballate della già citata Bandabardò; ma nemmeno quella guasconeria carnevalesca che i Folkabbestia hanno reso marchio di fabbrica.
E dunque, se con questo primo album la formazione emiliana ha dimostrato il suo valore, potrà magari col prossimo andare alla ricerca di quella inafferrabile, sublime follia che sta alla base di tutta la musica popolare, italiana, balcanica o giamaicana che sia. Se gli Stikkereballa torneranno dalla spedizione reggendo il Sacro Graal, state pur certi che sentiremo parlare di loro.
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La recensione Immobile di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-08-27 00:00:00
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