Gruppo bizzarro: drizzate le orecchie!!
Davvero particolare questo progetto dell'ensemble bresciano La Mamoynia (pron. 'la mamugna'): pezzi cantati in inglese e greco, loop sonori industriali, reminiscenza teutonica (Einsturzende Neubauten su tutti) e concept dark. Già da questo appare piuttosto chiaramente che il gruppo non cerca facili isterismi di massa e gridolini di pulzelle in fase puberale! Si cerca di fare "musica buona e strana", o almeno questo ci pare…
Il disco è molto stratificato come chiavi di lettura: ti fa muovere con basi dance, ti parla con lingue desuete, ti subissa di rumori metallici ed industriali e cerca in ogni modo di portarti in sentieri, se non vergini ed inesplorati, quanto meno insoliti e coraggiosi.
Ritmicamente si ha la sensazione che Blixa Bargeld ed i suoi Einsturzende Neubauten si siano fatti due passi sulle sponde del Lago di Garda e qui si siano piacevolmente intrattenuti coi nostri per scambiar due chiacchiere, un bicchier di vino e qualche percussione 'non di ordinanza'. Ciò non suoni come offesa: la ricerca sonica del gruppo è sinceramente indirizzata in tale direzione ma non trasuda eccessi e non puzza di mero scimmiottamento. E allora, giù con lamiere, tubi, bidoni, compressori d'aria e quant'altro a guarnire un incedere maestoso, sempre fedele al dark come intensità e cupezza, ma anche molto vicino alla new-wave primi anni '80 per suoni sintetici e stranianti.
Anche se non convince del tutto la produzione, talvolta confusa, è comunque buono l'impasto globale: la freddezza germanica dei ritmi e degli inserti elettronici si fonde con il calore del basso e dei groove pulsanti dando vita a un pastiche sonoro molto evocativo e decisamente coinvolgente.
Nota dolente può forse essere scorta nelle liriche e nella loro interpretazione vocale. I testi in greco non ho potuto comprenderli e valutarli ma quelli in inglese mi sono parsi piuttosto naif e scolastici: se ci fosse la dovuta profondità e ricerca, probabilmente, parole e musica si integrerebbero maggiormente sorreggendosi l'un l'altra. La voce segue percorsi meno impervi e pare, spesso, priva della coesione e dell'intensità che contraddistinguono il resto del quintetto. Si intravede, però, una buona ispirazione che oggi è ancora 'in fieri', ma che senz'altro saprà nel futuro esaltare maggiormente i pezzi dei La Mamoynia.
Mi rallegro, in chiusura, nel costatare quanto stilemi musicali apparentemente tramontati in base alle classifiche di vendita possano essere reinterpretati alla luce di un gusto più moderno. Mi riferisco ad un certa attrazione per gli anni '80, con l'elettronica che viene accoppiata ad idee rumoristiche e minimali, in una sintesi retrò comunque molto fresca ed attuale alle orecchie dell'ascoltatore.
C'è molta fiducia, quindi, nel lavoro dei La Mamoynia, nel loro approccio eccentrico, nelle loro fascinazioni non modaiole. Penso che in futuro potrebbero anche ritagliarsi lo spazio per un discreto habitat, probabilmente di nicchia; forse dovranno continuare a strizzare l'occhio al mercato e ai gusti dei paesi mitteleuropei ma ci sono tutti i presupposti affinché sopravvivano al tempo.
Certe asperità si limeranno e certe sbavature spariranno quando la coesione sarà maggiore e penso che questo sia quanto di meglio da auspicarsi, per la band e per i non pochi amanti di progetti di tal natura.
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La recensione Ola gri (ep) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-04-17 00:00:00
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