Shelly Johnson Broke My Heart: gli shoegazer della riviera in bilico tra power pop e distorsioni strappa pelle.
Gli Shelly Johnson Broke My Heart vengono da quella stessa riviera romagnola che, in tempi più o meno recenti, ha portato alla meritata attenzione nazionale i loro cari amici Cosmetic. Sembrerebbe proprio si spinga forte sui pedali da quelle parti e “We Own The Afternoon”, primo full lenght del power trio in questione, è una prova ben incastonata su quel filone nu-gaze che, dalle origini iper distorte e pastose, ha portato il genere ad evolversi verso agrodolci melodie pop di facile appiglio.
I riferimenti, oltre a quelli classici stile My Bloody Valentine, Dinosaur Jr, trovano riscontro in quell'attitudine musicale espressa da band come i Lush nello spingersi in contesti più aperti alla melodia. Sei pezzi per venticinque minuti in perfetto equilibrio tra mente e cuore, tra disgregazioni emozionali, prostitute, famiglie da riunire e strascichi di felicità lasciati alla memoria di fuggevoli attimi. Vi è la commozione di una fine che non si riesce ad accettare, i riverberi fuzzosi di “Prostitutes”, andar via o restare con un piede ancora sulla soglia: “Should i stay? Should i leave you here? Should i lose myself and make that stupid face?”.
Il piglio punk della tirata “John Krasinski”, una giornata nel mondo in cui si cerca di tornare a vivere e guardare oltre l'orizzonte, per trovare la felicità ovunque essa sia nascosta. Le chitarre che si liquefano e inacidiscono nel power-pop di “Black Pop Song” sono la cornice di teneri rifugi per sentimenti espressi su respiri alcolici (“cold sweat all down my forehead, I'd like to settle down in your breast, my hands are shaking, I know we know”). La pavementiana “Lonesome Richard” pone l'accento sulla possibilità di godere dei suoni di ogni singola giornata, delle piccole cose che ci vengono concesse, delle canzoni che risuonano dentro di noi (“The most beautiful songs are all playin' in your head, you can walk home safe and sound”). “L'atmosfera” (chi ha orecchie per intendere, intenda pure) di “Alamorgordo/Rio rancho/Las Cruces” si slancia verso un orientamento sonoro guidato da vorticanti evoluzioni di chitarra, a narrare la speranza di salvezza di un cuore tormentato (“when I look at the sky I see a million chances to be free”). Infine in “Sebastian The King” si abbassano i volumi e si prende in mano l'acustica, per una conclusione corale che ci lascia con una domanda: “Why don't we stay forever and never leave, never go to sleep?”
Gli Shelly Johnson Broke My Heart hanno ovviato alle carenze dei loro precedenti lavori - cantato non valorizzato e pronuncia inglese a tratti stentata - superando i propri difetti e donandoci un affresco che, seppur nulla voglia aggiungere musicalmente, sa dimostrarsi opera genuina e di certo in grado di emozionare e lasciarsi amare. Un concentrato di disillusione e tenerezza su solide basi musicali, privo di velleità d'alcun tipo e mirante a una semplicità mai banale o stucchevole.
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La recensione We Own The Afternoon di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-28 00:00:00
COMMENTI (3)
concordo con feed buona musica tosti !!
Dimenticavo , Michele Montagano ha scritto una recensione
Di alto profilo professionale
Anche Chapterhouse e KoDistinction , una band da seguire
con ottime potenzialità fuori dal provincialismo veterocantautorale
italiota modaiolo.9