All’epoca del disco d’esordio del 1998, avevo considerato il terzetto bergamasco come una band poco interessante in grado di partorire esclusivamente canzoni scontate e poco interessanti sotto l’aspetto della ricerca sonora.
Ascoltando però le ultime produzioni è d’obbligo riconoscere ai ragazzi che i progressi sperati si sono realizzati al di là delle aspettative più rosee, forse perché psicologicamente più liberi rispetto ai primi vagiti. Perciò, se “Solo un grande sasso” testimoniava proprio questa enorme crescita (grazie anche al supporto ‘non invadente’ di Manuel Agnelli), questo ep pubblicato sul finire dell’inverno del 2002 ci presenta una band che può ormai giocarsi lo scettro ad armi pari con i nomi storici, avendo però il vantaggio di contare sulla giovane età.
A riprova di quanto finora affermato corrisponda a verità, almeno per il sottoscritto, consiglio l’ascolto di queste 5 tracce che nulla hanno da invidiare agli episodi contenuti nell’ultimo disco - del quale, tra l’altro, si recupera proprio il brano che dà il titolo al lavoro. Le canzoni rifuggono ormai i modelli nirvaniani per approdare su lidi psichedelici dove ‘dilatazione’ sembra essere la parola d’ordine. D’altronde proprio “Solo un grande sasso”, qui divisa in due episodi diseguali per durata, affascina per i climax sonori di rara bellezza; “Creepy smell”, invece, è grunge primordiale tendente al metal preso in prestito dai Melvins, mentre “Morbida” è uno struggente affresco acustico che merita play consecutivi.
Altre parole sul cd sarebbero ‘fiato sprecato’, visto e considerato che quanto occorreva scrivere sui 5 pezzi è stato ampiamente fatto. A voi la scelta di seguire, o meno, i consigli.
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La recensione Miami safari (ep) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-04-27 00:00:00
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