La prima volta che m’imbattei in Marco Sanchioni è datata 1989, quando la High Rise di Federico Guglielmi pubblicò “It rains again on the rising sun” degli A Number Two, quartetto marchigiano dedito ad un ottimo indie rock che aveva in gruppi come Hüsker Dü ed etichette come la SST, i principali riferimenti. Terminata in breve quell’esperienza, Sanchioni ha continuato in solitario pubblicando due demo dove l’urgenza rock lasciava spazio ad una vena riflessiva più intima e i testi in italiano si sostituivano a quelli in inglese, acquisendo un’immediatezza che rendeva il prodotto più appetibile.
Poi un lungo silenzio rotto ora da questo cd “Mite” che ci ripropone un autore in grande forma. E’ proprio questa la sensazione che si avverte dopo i primi ascolti del cd, aperto da una grintosa “La sfida” che detta i tempi di un’opera che sarà in gran parte incentrata su di un indie rock di ottima levatura, dove le ballate, centellinate a dovere, determinano pause che mettono meglio in evidenza liriche di alto livello. I Dinosaur Jr. fanno capolino ne “Il ballo dei nuovi ubriachi”, brano che rappresenta una perfetta sintesi tra il vigore delle chitarre e la linea melodica del testo. La title-track veleggia dalle parti dei Pixies, con la prima parte della canzone sostenuta solo dalla chitarra e successivamente arricchita da basso, batteria e tastiere che esplodono. Il testo è estremamente efficace, fissandosi indelebilmente in testa e restandoci per giorni e giorni. La successiva “Acqua cheta” è una bella cavalcata punk’n’roll che prepara la strada per “Asteroidi” potenziale hit radiofonico con il suo testo fantasioso ed ironico, contrappuntato da cori e sonorità di sapore sixities.
“Le mani e i piedi” segna la prima pausa ritmica: il tono si stempera, la vita, tema centrale, assume connotati diversi nei quali ognuno può trovare parte di se. Poi si riparte nuovamente a rotta di collo con “Lasciata a metà”, traccia che rappresenta il punto di demarcazione fra la prima e la seconda parte dell’album. Di seguito le ballate la fanno da padrone: “C’è gente” mischia Springsteen e Paisley Underground, “Piccolo bisogno di te” è una efficace canzone d’amore, mentre “Canzone scritta per caso” riflette ancora sulla vita, che rappresenta senza dubbio il tema portante dell’album, sviscerato secondo tanti interrogativi e poche certezze, che anche quando sono palesi, non sembrano fornire risposte definitive.
“Mite” si rivela quindi un’opera estremamente convincente che (ri)propone sulla scena un autore che sembrava perduto e che, per nostra fortuna, ha voluto rimettersi in gioco con queste dodici, splendide canzoni.
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La recensione Mite di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-04-29 00:00:00
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