Un riuscitissimo disco in dialetto calabrese ricco di contaminazioni e svariate influenze
Quello che mi viene in mente ascoltando la prima traccia questo album è: “Figo, sembrano i Pan Del Diavolo”.
Scorrendo però gli altri 10 pezzi mi rendo conto che qui dentro le contaminazioni sono molte di più: si sente la taranta, si percepiscono i ritmi atavici dei Bottari di Enzo Avitabile, si assapora la dolcezza di Yasemin Sannino e della sua Turchia notturna ed ammaliante e si respira il Mediterraneo aperto e soleggiato di Eugenio Bennato, con il quale, non a caso, Stefano Simonetta (il musicista che si nasconde dietro il moniker Mujura) collabora da anni.
Un esordio per 1/4 italiano e per 3/4 dialettale, fatto di echi, di tamburelli e chitarre, e di una voce ruvida che accarezza dolcemente. Peccato solo che si perdano alcuni concetti chiave dietro le ermetiche espressioni calabresi della maggior parte delle tracce; ad esempio, della canzone “Parti” riesco a cogliere solo l’incipit, che, altalenante tra la cieca speranza dei migranti e la cruda ostinazione di chi decide di restare, recita: “Parti e non sai che trovi, resti e sai come muori”. “Amir” è invece una bella favola contemporanea, che parla delle traversate quotidiane verso un’Italia che, per chi ingenuamente la guarda da lontano, rappresente la Terra Promessa, piena di belle speranze per il futuro.
Alla lenta ed elettrica “Mujura” spetta il compito di chiudere il disco e di svelare il significato del nome d’arte: la mujura, in dialetto, è la massa densa delle nubi che chiudono il cielo prima della tempesta. Sia pure la benvenuta, se ad allietarla ci saranno le note di questo virtuoso polistrumentista, autore di un disco la cui complessità trasuda due emozioni in particolare: una è la malinconia del migrante che rimpiange ciò che ha lasciato, l'altra è l'inestinguibile rabbia del sud, raccontata adottando quell’inconfondibile fonetica che schiaffeggia chi non è abituato ad ascoltarla, quasi a ricordargli che la precarietà è una parabola molto più vicina di quanto non voglia credere.
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La recensione Mujura di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-12 00:00:00
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