Quando si ascoltano gruppi emergenti, è fin troppo facile trovare dei paragoni con band emerse dello stesso genere. Ascoltando i Carving è stato decisamente difficile e affascinante. Ma allora, direte voi, cosa centra questo preambolo? Presto detto: se è sempre troppo facile trovare dei maestri del genere cui possono essersi ispirate le band per forgiare la propria estetica musicale, i Carving sono stati in grado di andare oltre la semplice clonazione di uno stile più o meno riconoscibile.
Cerchiamo di spiegarci meglio: i Carving erano nati come cover band di crossover (più precisamente dei Rage Against The Machine), parecchi anni fa. Quindi, base basso/batteria smaccatamente hard-funky, punterellata di riff rumoristici alla Tom Morello e una voce rappata in stile americano.
Poi sono cambiati, si sono evoluti: la ‘forma-canzone’ si è sviluppata, rinunciando parzialmente alle ritmica d’effetto, elaborando architetture ritmiche più mature e meditate, con un utilizzo più competente e personale. I Carving suonano più simili a sé stessi che non a band navigate e famose. E credo che questo sia il risultato più importante cui arrivare; la prima “As the sun”, caratterizzata da una ritmica hard ska, “Crawiling”, “Frontiers”, “Truth is a whisper” e “Childwish” rispondono in pieno all’evoluzione della band, che non ha affatto rinnegato il passato. Peraltro hanno appena finito di registrare un nuovo promo per il 2002 che fa ben sperare per evoluzioni future ancora più interessanti, con soluzioni melodicamente più intriganti e svincolate dal cliché ‘crossover’.
Questa band veneta è l’ennesima conferma di un genere musicale che non cessa di sfornare prodotti di qualità sempre più elevata, anche a livello locale.
Qual è il problema? Sono davvero tanti i gruppi che hanno qualcosa di valido e di classe da proporre… e non credo ci sia posto per tutti. Il mio personale in bocca al lupo va ai Carving.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-06-03 00:00:00
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