Un’onda d’urto devastante. Questa in sintesi la proposta sonora dei Cubre, combo milanese nato dalle ceneri degli Scapegoat sul finire del 1997.
“Our tangled soul” ha visto la luce nel dicembre 2001 per la Vacation House Records, che aveva già saggiato le doti del quintetto con un mini-cd omonimo licenziato due anni fa. Dieci tracce che non vi daranno un attimo di pausa, bilanciate tra le growl abrasive del singer Danilo e la perizia tecnica della band che poggia le sue basi d’influenza nel metal-core tecnico e senza compromessi.
L’apertura è di quelle che intimoriscono: “A taste of our hate” (i Napalm Death sono dietro l’angolo) prepara il campo per “Is this my poison?” dove a furenti controtempi si alternano mid-tempo di rara efficacia. Ma è solo l’inizio di una tempesta sonica, che trova uno dei massimi picchi nella feroce “The fur and the furher” con retaggi dei mai troppo lodati Brutal Truth, aprendosi però improvvisamente in un rallentamento tanto maligno quanto riconducibile ai Faith No More più tirati.
La bravura dei ragazzi lombardi sta poi nel saper trovare attimi di riflessione melodici (“Placet earth was a liar”) e strumentali (“The den”) che mettono in luce tutta la loro intelligenza musicale, come ottimamente dimostrato dalla conclusione lasciata alla title track, una sorta di suite estrema che farebbe impallidire anche i Neurosis.
Ultima menzione merita l’ottimo cover artwork che rispecchia perfettamente l’anima tormentata dei Cubre .
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La recensione Our tangled soul di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-06-05 00:00:00
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