Poco più di mezz'ora per un lavoro di non facile interpretazione e categorizzazione. A dire la verità il primo nome che mi salta alla mente, ascoltando questo demo, è quello dei Primus, viste le affinità ritmiche e il modo di concepire il basso, non semplice colonna del ritmo, appunto, ma molto più melodico nell'economia del gruppo.
Per il resto l'inserimento della tromba rende il sound decisamente originale, al punto che il quartetto milanese ricerca incroci di 'dissonanze ordinate', affidandosi anche alla chitarra e alla batteria, quest'ultima non suonata semplicemente ma percossa. Non sono 6 tracce facili, visto che il loro 'art-rock' è all'insegna della libertà più totale, forse anche troppa, e non a caso i brani durano abbastanza rispetto alla media. L'ascolto di pezzi quali "Titillazione", "Artisti e assegni", "La parabola del vomito gigante" o la stessa "Alien" segnano i punti cardinali rispetto ad un nord di cui i Fitzcarraldo ne fanno volentieri a meno: dalla psichedelia (?) al jazz (?), passando per l'hard-rock (?) e il demenziale (?), senza dimenticare il non-sense (?) delle liriche, manifestano la palese intenzione di voler disorientare l'ascoltatore.
In attesa che vengano limate le troppe idee e, paradossalmente, si renda il 'caos più ordinato', vi consigliamo di captare qualche nota dei Fitzcarraldo se detestate i canoni e pensate che la parola 'standard' sia un'invenzione della nostra società.
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La recensione Fitzcarraldo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-09-10 00:00:00
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