Metà anni novanta, diresti. Un sound in bilico tra Nomadi e Litfiba, in perfetta sintonia con il background rock italiano di quegli anni. Prepotente regina dell'amalgama sonora è la chitarra solista: un susseguirsi di virtuosismi, assoli strazianti e riff arabescati; tecnicismi prevedibili, ma funzionali. Un dittatoriale tappeto sonoro su cui si rincorrono parole che richiamano l'universo lisergico dipinto da Oliver Stone in "The Doors": storie di solitudine, deserti, sogni infranti, donne misteriose, tribù selvagge e leggende sudamericane. Un'atmosfera affascinante, sembrerebbe, ma penalizzata purtroppo da una voce acerba, sempre sull'orlo della stonatura e con sfasamenti metrici difficili da ignorare. Una nota di merito va tuttavia al brano "Janis", dedicato alla Joplin: ricorda la "Angie" dei Rolling Stones, ma poi si smarca tra tra atmosfere blues suggestive. Insomma: uno dei momenti più riusciti del disco.
Impegno e passione si vedono, ma non bastano. E se anche si presuppone una dimensione live potenzialmente coinvolgente, questo disco non rimarrà a lungo nella memoria. Almeno non nella mia.
---
La recensione Orizzonte 7 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-30 00:00:00
COMMENTI