Proto punk e industrial per la colonna sonora di un'imminente apocalisse con molti riti e nessuna salvezza.
Il rito ha i suoi tempi e le sue movenze, una serie codificata di gesti che si ripetono all'infinito, incastonando nel proprio mantra l'immutabilità della nostra misera condizione umana. La logica dell'identico che definisce se stessa, avvitandosi su parole e suoni sempre uguali. Il rito ha le sue tecniche, il cui scopo è quello di convincerci che non c'è niente da fare, che il cambiamento è l'utopia a cui rinunciare a priori se vogliamo diventare delle brave persone.
E “The rite and the technique”, LP che raccoglie i primi cinque anni di vita degli Starslugs, è un rito al contrario, che usa gli stessi mezzi di una qualsiasi funzione religiosa per una categorica e sistematica distruzione di ogni forma di perbenismo. Suoni e parole che, anziché aderire all'etica della rassegnazione, esplodono in un'irriverente miscela di industrial e proto-punk che rifiuta ogni regola. Non un crollo, non un incidente stradale, non uno sterminio di massa. Qualcosa di più simile a una rissa tra organi interni, tra stomaco e cuore e cervello, un fight club in un garage sotterraneo in cui si combatte a colpi di chitarre distorte e percussioni insistenti.
Come quelle che incendiano pezzi come “Sad sundays”,“Body hammer”o “Mishima”, in cui le sonorità di un punk ancestrale sono rivisitate e riviste attraverso la lente deformante di laceranti rumori metallici, frastuono di una jungla urbana. La voce strafottente e incazzata come nella migliore tradizione degli Stooges (tra i riferimenti impliciti della band) è l'urlo che arriva dalla stanza accanto, sommersa dal caos. In altri brani il ritmo si dilata nella lentezza prevista dalle danze sacre: succede così in quei due passaggi strumentali chiamati “Sense of tragic”, noise struggente, o “Uranus”, che confina con gli abissi scuri del drone.
Nutrito da un'urgenza che induce la band a ripetersi fino al fastidio, un delizioso fastidio che molesta orecchie e sentimenti, “The rite and the technique” è un gioiello sporco, cattivo e malato. La colonna sonora di un'imminente apocalisse con molti riti e nessuna salvezza.
---
La recensione The Rite and the Technique di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-09-18 00:00:00
COMMENTI