Il sogno ribelle e romantico di una generazione di giovani musicisti rock che strizzano l'occhio agli Afterhours.
Nel variegato universo del rock, i cosiddetti sottogeneri si sviluppano e periscono di continuo: la sensazione è che nulla si fissi in maniera indelebile. Basta ormai che qualcheduno produca energia musicale nuda e cruda, in grado di accendere gli animi di passioni primitive, per essere annoverato tra i nuovi rockettari in circolazione a cui prestar ascolto. Ce n’è per tutti i gusti se amate il garage, il noise, l’underground, l’alternative, il glam, l’heavy, l’indie e bla bla. Eppure il rock nasce come genere meritocratico e talentuosamente selettivo, pertanto resta difficile pensare che ieri si passasse, come oggi, direttamente dal via. Risulterò vecchia maniera, ma per arrivare in alto occorre farsi le ossa.
I Minimitermini ci provano con entusiasmo, eppure la direzione non è per niente chiara. Il loro sound si accosta a quello degli Afterhours: "Habemus dada"," Ansia", "Acida corrosiva", "Ninna nanna in 6/8", "100 Mg", "SOAC", "1884" sono tutti pezzi volutamente lo-fi, sporchi, dissonanti, con quel tocco di “dannato” che non sta mai male. “Sui giovani d’oggi ci scatarro su” cantava Manuel Agnelli nel lontano 1996. Oggi sui giovani ci si piange su, per un futuro che impaurisce senza offrire prospettive e speranze. Allora lasciamo che il rock alimenti un sogno: il sogno ribelle e arrabbiato a carattere romantico-giovanile di una nuova generazione di musicisti. I Minimitermini, pur in carta copiativa, ne danno l’esempio.
---
La recensione Novaglina Sex Train di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-02-23 00:00:00
COMMENTI