Dario Sabatini | Cantautore in pelle umana Miracolo Pop - EP 2012 - Cantautoriale

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Wrestler lo-fi con la maschera di Lou Reed per raccontar una provincia sghemba

C’è un mondo, un mondo tutto italiano, popolato dai nuovi cantautori: Dente, Brunori, Dimartino, Carnesi, tanto per tirar fuori dei nomi dal mucchio. E c’è un mondo parallelo, sghembo, lo-fi, fatto di (anti)eroi dal piglio anarcoide e d.i.y. che invece di intonar celestiali melodie, affilano parole contro le corde della chitarra, percosse con una certa verve ed ignoranza. Ignoranza buona, diciamo, quella del fanciullo di pascoliana memoria, quella in cui l’urgenza del contenuto si mangia anche la forma, della musica e a volte pure dei testi.  In questo universo c’è per esempio Humpty Dumpty che fa il Bianconi della situazione, Uomopigiama che si cala negli abiti più eleganti di Paolo Conte e, scopro oggi, c’è Dario Sabatini che, mentre tutti eran distratti, si è messo la maschera da Lou Reed, per sua stessa ammissione.

Forse la maschera gli sta un po’ stretta e a furia di tirarla solo qualche brandello del musicista americano gli è rimasto sulla pelle: l’acidità di pezzi come Vicious, alcune asprezze dei Velvet Underground e qualche frammento, randomico, di "The blue mask". Il modo di cantare potrebbe magari ricordarlo, ma con una certa buona volontà da parte dell’ascoltatore.

Con questa maschera lacerata stretta sul viso, Dario Sabatini comincia a lottare contro la chitarra acustica, si getta su distorsioni e parole per raccontare piccole storie con personaggi sbalzati fuori dalla provincia, primo forse lui, figli di un microcosmo che spazia dalla macchietta al freak (a volte carnefice, a volte martire) che nei loro tratti lambiscono un’universalità ben più ampia. La musica è forse per stomaci pesanti: schitarrate da spiaggia cruente, incursioni/intrusioni di distorsioni, voci al limite della stonatura, seconde voci ed acidi sax, carenza di bassi, sempre sull’orlo (o sul baratro) del lo-fi. Dopo qualche ascolto comunque anche questo passa in secondo piano e non stupisce più, fosse stato pure quello lo scopo della produzione di Alberto Mariotti (Samuel Katarro, King of the Opera). La cosa più “sporca” restan solo quei tre/quattro errori in fase di registrazione, quelli si un po’ stonano anche dopo per preso familiarità col pezzo. I testi da soli non riescono ancora a descrivere l’universo che si vuol rappresentare e quindi si gioca la carta dell’introduzione da parte del narratore onnisciente.

Per ora questo ep esprime solo in potenza quello a cui si vorrebbe tendere: prendersi ancora un po’ più tempo per arrivare ad un lavoro più definito&definitivo, senza fretta per avere il risultato subito, potrebbe essere il prossimo passo.

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La recensione Miracolo Pop - EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-19 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • alessio.gorgeri 7 anni fa Rispondi

    Ho ascoltato lo streaming e ne ho apprezzato moltissimo la forza dissacratoria ma non ho capito il discorso sul narratore onnisciente. Mi potete spiegare a cosa si riferisce il recensore?