Dopo aver ascoltato attentamente il disco d’esordio dei milanesi Tubab giungo ad una personale conclusione: il punto di forza di questa band è l’evidente praticità con i continui stacchi musicali, con salti da un genere all’altro, cambi di ritmo, variazioni in calare ed in levare. Ma ne aggiungo un’altra: nelle sezioni prevalentemente funky-rock ed in genere in tutto il modo di cantare di Luciano Codari, trovo troppa similitudine con i Litfiba dell’ultima era e la cosa, si sa, non sempre risulta gradita all’ascoltatore. La voce è molto bella, ma, anche volendo, non si riesce a togliersi dalla testa lo stile Pelù (non considero Cabo, visto che già risulta un imitatore del suo predecessore in casa Litfiba), sia nelle sezioni più ritmate, sia in quelle più melodiche. Le nove tracce contenute nel lavoro d’esordio dei Tubab sono anche caratterizzate dalla lunga durata, mai inferiore ai quattro minuti caduna. E questo ci fa pensare che la band milanese non si risparmi nulla, che abbia molte cose da dire in fatto di musica e di testi. Su di un tessuto funk-rock, sviluppano trame reggae (il finale di “Novità”), ballate pop (la dolce “Carillon”), deliri psichedelici (“Intro”), evoluzioni afro-psichedeliche (“Delirio”). Il top dell’eterogeneità di sfumature musicali si ascolta in “MCA”, che alterna un funky aggressivo a stacchi jazz, afro, hard-rock e acid-rock!! Proprio questa traccia, assieme a “Onda” (con un’accelerazione finale esplosiva) ed a “Carillon”, sono le preferite dal sottoscritto, le più significative dal punto di vista dell’impatto. Le ultime, “War” e “Favola” risultano poco incisive e da perfezionare a livello musicale e melodico. Tutti i brani sono stati registrati in presa diretta, il che testimonia la buona padronanza con la strumentazione che i Tubab ci mostrano e che sicuramente sono in grado di mostrare nei concerti dal vivo.
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La recensione tubab di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-10-20 00:00:00
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