Un rock all'italiana poco personale e ripetitivo.
Vishu Flama vuol dire qualcosa tipo: “vedo fiamme!”, esclamazione dell'astronauta sovietica Ludmilla pronunciata mentre faceva la fine del pollo arrosto dentro al suo space shuttle. Il quartetto veronese l'ha scelta come moniker e come titolo del suo secondo album. Il disco si apre con la strumentale “Minimal Chic”, in bilico tra garage rock dissonante e funky, per poi cedere il passo ad una scaletta improntata ad un più classico rock all'italiana.
Gli arrangiamenti sono ruvidi ed essenziali, forse anche troppo. Le chitarre disegnano geometrie poco interessanti e ripetitive, segno che le idee scarseggiano. Brani come “La torta” o “Bellissima” sono ottimi esempi di un abuso di cliché musicali. Le ballate “Derive” ed “Isole nel mare” tendono a somigliarsi tra loro, richiamando una certa tradizione melodica tutta italiana fin troppo popolare ed inaridita. Le linee vocali, aspetto di vitale importanza visto il genere, faticano a decollare e andrebbero ampliate e rivedute per conferire maggior appeal all'album.
Certo, il disco contiene ottime soluzioni come il power pop scarno e diretto di “Quando mi parlavi” o il possibile singolo “Platis Gialos”, senza tralasciare ovviamente una rockeggiante “Su misura” degna dei primi Negrita. Sulla base di queste intuizioni azzeccate ed assolutamente positive, spero di poter ascoltare una loro successiva uscita in grado di togliersi panni troppo tradizionalisti e demodè, mettendo in luce invece certi tratti personali che in quest'occasione hanno solo lasciato intravedere.
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La recensione Vishu Flama di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-04-19 00:00:00
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