Rock che vorrebbe essere hard ma è solo banale.
Avete presente quei libri che vengono autorevolmente recensiti come capolavori di alta letteratura e magari vincono premi prestigiosi, tu ci caschi, li leggi e poi ti accorgi che in realtà sono dei libri di Fabio Volo con l'editor più intellettuale? E t'incazzi, perché se avessi voluto leggere Fabio Volo avresti letto Fabio Volo, e almeno avresti passato due ore col cervello spento e riposato. Io m'incazzo. Alla stessa maniera in cui m'incazzo, o perlomeno mi indispongo, quando sento un gruppo che all'ascolto distratto sembra rock, e invece sono i Modà travestiti da Linea 77. Di nuovo, se volessi ascoltare i Modà ascolterei i Modà (ovviamente spero che ciò non accada mai, sia chiaro), che almeno sono trasparenti nelle loro intenzioni, e non questa apparentemente interminabile profusione di chitarre pesanti, urla a doppia voce ed elettronica - che dovrebbe dare il tocco moderno ma che a conti fatti non aggiunge niente - che tentano di sovrastare melodie che sanno di vecchio (vedi “Cosa resta”, “Tempo libero”, “Raccontare verità”) e testi fra il banale e l'imbarazzante (“Non ce la faccio più a sentirmi dire che vivo in un posto del tutto normale, con la pubblicità che mi fa credere sempre che ho ancora bisogno di cose”, “se smetto di parlare piango, rischio di annegare”). Bocciati di nuovo.
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La recensione un attimo di eternità di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-19 00:00:00
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