Compendio di voracità e folk casereccio, disco che sembra fregarsene di ogni cosa
Compendio di veracità e folk casereccio, Barbe dei Masalas ha il volto di un uomo di mezz'età trasandato ma colto, un filosofo da strada con le mani in tasca e sguardo dritto tra l'assente e il saturo, dall'andamento calmo ma costante che sembra fregarsene di ogni cosa. Un disco dalle diverse anime, quella puramente folk toscano, fatto di chitarre rotonde e slang quasi dialettale, quella country-blues da stivaletto a punta e tacco di legno e quella classic rock più diretta.
La vera forza del gruppo sta nell'interpretare ogni brano con la purezza massiccia della toscanità. I Masalas non intendono minimanete nascondere le loro radici, i testi indubbiamente originali, contengono tutte le "c" espirate e le "t" sputate che immediatamente ti sparano in un episodio qualsiasi di Amici Miei o in un frame degli anni 80 con Carlo Monni. La qualità della musica è buona, le idee dei testi - pur in certi casi strampalate - originali, la varietà degli arrangiamenti nella tracklist mettono a proprio agio l'ascoltatore che automaticamente aspetta di capire curioso dove i Masalas vogliono andare a parare con le loro divagazioni surreali.
"E pugnavamo senza paura / l’intera storia della letteratura / incisa nella fibbia della cintura", così si scorge il movimento letterario della scapigliatura in "Tramonto del Salotto", che è titolo sia del primo che dell'ultimo brano del disco, una foto di scrittore depresso che prima allieta i salotti buoni, poi allunga l'assenzio con le lacrime. Numerosi personaggi affollano il mondo dei Masalas: la vecchia con le grinze di Fuggi da Firenze (a mio parere vero pezzo simbolo gel gruppo), Giantrippino che si potrebbe accomunare al cosiddetto Bambino "ogni cosa" dell'allucinogena traccia numero due, San Giovanni e il "Bidet con la droga", vero e proprio colpo di genio. Menzione speciale per "Cavalcata" alla quale va il premio di meglio suonata del disco.
Bel disco questo, composizione bucolica di Zen Circus con punte di Skiantos che riesce a non annoiare ma anzi stupisce per le invenzioni nelle liriche e non sfigura musicalmente. Unica piccola ombra: forse la matrice così marcatamente toscana alla lunga può essere una palla al piede per la svolta di questa band di cavalli matti.
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La recensione Barbe di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-01-13 00:00:00
COMMENTI (1)
Son soddisfazioni!