Come magari qualcuno di voi saprà, non ho una particolare attrazione verso le band che si autoincensano nelle loro melense note biografiche. I piemontesi Toxic Poison hanno questa odiosa caratteristica. Ecco uno stralcio delle loro note: “Nascono nell’agosto 2000 con l’intento di sperimentare nuove sonorità nu-metal, sempre alla ricerca di un sound personale e d’impatto e diretto.”. Continuando nella lettura del comunicato stampa penso che devono apprezzare parecchio Don Chisciotte: “Lo stile del gruppo è molto articolato, in quanto presenta sia parti elettroniche, sia ritmiche serrate all’interno delle proprie canzoni, e abbina ad esse sessioni vocali che spaziano da un cantato melodico ad uno brutale”. Pur rimanendo perplesso sulla velata (ma neanche troppo..) compiacenza dell’ensemble verso se stesso, la formula che questi quattro ragazzacci piemontesi adottano è proprio quella da loro descritta.
Per farla breve - e anche più semplice - le band di riferimento del quartetto sono quelle tipiche dell’ascoltatore dedito al nu-metal - più metal che nu, a dir la verità. Slipknot su tutti, e poi a ruota gli immancabili Slayer e il Max Cavalera dei Soulfly. L’influenza della band dell’ultimo “Iowa” pervade tutto il disco, partendo dal cantato per arrivare a certi testi pateticamente incazzati, mentre gli altri due gruppi fanno sentire il proprio peso nelle ritmiche e nella struttura dei brani, quanto mai già strasentite. Ma vi è anche una certa reminescenza del grunge di Seattle grazie a qualche citazione del compianto Kurt Cobain e i suoi Nirvana.
Ma questo “Nothing’s forever” potrebbe essere un disco piacevole per chi adora il genere in quanto presenta un retrogusto melodico che non è proprio spregevole. Citiamo quindi gli episodi migliori: “Rebellion Song”, ad esempio, una stranita canzone caratterizzata da un obliquo pop/rock/techno/metal molto piacevole, e la ballata “The day you’ll stop to pray”, una composizione che nasce con un bell’arpeggio di chitarra acustica (!!) su un tappeto di loop mai invadenti o esagerati, e si evolve poi in una sorta di crescendo prevalentemente metal, per poi concludersi in un finale discutibile, ma questo è un altro discorso.
Hanno delle buone capacità, questi Toxic Poison, ma non ci sono santi che tengano neanche nella musica: quando un gruppo è troppo influenzato da ciò che ascolta, anche le buone capacità vengono affondate dalla banalità. Il mio consiglio è quello di procedere sui percorsi obliqui che vengono raramente accennati qua e là. Per due motivi: primo, i ‘rettilinei’ della musica leggera contemporanea sono veramente molto affollati e si fa la fila per ogni cosa; secondo, perché chi zigzaga può trovare meglio sé stesso.
Nulla viene regalato a caso.
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La recensione Nothing’s forever di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-12-04 00:00:00
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