Prendere un sound alla “Salirò” di Daniele Silvestri, unire una bella voce alla Mao (o alla Celentano, per i più vecchietti), un tiro pop da morire, una serie di ritornelli killer che non escono dalla testa neppure sotto ipnosi, testi scanzonatamente ironici ma riflessivi, facili ma intelligenti, una bella faccia interessante e un paio di occhi azzurri che alle ragazzine dovrebbero proprio piacere. Shakerare e servire fresco.
Signori, ecco Giuseppe Piol, uno che nella sua cameretta studio a Borso del Grappa, profondo Veneto, ha già prodotto tre dischi, ne sta facendo un quarto e spedisce a Rockit una propria compilation senza copertina né titoli. Simpatico, no? D’altronde, si sa, genio e sregolatezza son sempre andati d’accordo. A volte però, non bastano. E infatti, le qualità positive descritte all’inizio non hanno fatto sì che Piol oggi lo conoscano tutti, disputi il primo posto in classifica alla star di turno, flirti con la presentatrice di “Top of the pop”, compaia nei migliori festival della penisola. E non si becchi il primascelta di Rockit, pur sfiorandolo di un soffio, come fece il Perugia 78-79 con lo scudetto. Come mai? È che Piol, oibò, somiglia troppo alla coppia Silvestri-Mao, pur sfoderando personalità.
Il cantato è espressivo, ma un po’ di maniera: non sottolinea abbastanza l’ironia dei testi e si adagia su toni malinconici. Infine, alcuni brani (“Autoveloxx”, “Sei ok”, “Franco Battiato aveva ragione”) sono troppo lunghi. Anche la Nutella stanca, se si mangia solo quella. Resta fermo che Piol è uno dei pochi in Italia ad aver capito come si fa pop, senza cadere in sanremate fuori dalla storia e senza nekkare e antonacciare. E i brani sono davvero belli, da far consumare il lettore cd, e tutti potenziali hit. Solo che mancano quelle qualcosine descritte sopra.
Ma Piol pare avere le carte in regola per fare il salto di qualità. Questione di tempo.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-12-08 00:00:00
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