CenTerbaniente da perdere2002 - Rock, Noise, Grunge

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Il tempo e la dilagante ma innocente superficialità mutano il significato primigenio delle parole e, per raccontare questo cd, occorre recuperare una definizione e un concetto quasi dimenticati.

Romantico oggi e ciò che trabocca miele e zucchero, così vengono definite le maniere, obsolete e leziose, con cui s’incartano e infiocchettano sentimenti che altrimenti non si eleverebbero.

A siderale distanza dalla moderna accezione è invece la sensibilità di pochi eletti che, secoli fa, ha dato alla luce il termine in discussione, ed è a questa che mi appello per descrivere le 12 canzoni ascoltate.

Dentro di esse riposa un’indefinita tensione, il disagio che provoca l’essere circondati da una realtà sbraitante, che vogliono farci passare come geometricamente calcolabile, e la straordinaria capacità di innamorarsi delle proprie illusioni fino a instillarvi il vero.

Nei testi si osserva la superficie dall’alto senza presunzione e vanità; sono scritti con cura, a dimostrazione del fatto che al bello non si può arrivare percorrendo attraenti scorciatoie, e, com’è giusto che sia in una composizione melodica, completano ciò che li completa.

La musica riporta alla mente una giovane Marlene, altera, tormentata e suadente, e all’inizio nella voce di Giuliano Brighenti (Estremamente cangiante!) s’intravede lo stesso modo che ha Alberto dei Verdena di urlare la propria età, ma i richiami non sono una impersonale eco.

A dominare qui sembra essere l’”horror vacui”: note che si accavallano, voci che si sdoppiano, parole lontane, strappate e accartocciate, chitarre distorte e rumore incessante; il silenzio che pare arrivare in realtà si limita a fare spazio a dilatate improvvisazioni e a gloriosi (Forse non proprio tutti!) e longevi frammenti cinematografici.

L’abbondanza sonora è destabilizzante, ma quasi certamente l’ossimoro del “caos ordinato” è l’unica figura che può dare voce alla manifesta urgenza (…di gridare, suonare, sussurrare…esserci!).

Concludo con la prima cosa che ho scritto ai Centerba per comunicargli che avevo ricevuto il cd…in quel momento, avendolo ascoltato velocemente e una sola volta, dettata da istinto, oggi più meditata: “Felice che sia finito nel mio stereo”.

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La recensione niente da perdere di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-12-11 00:00:00

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