Le parolacce nel rap non fanno più sanguinare le orecchie e se scrivi "cazzo" io voglio che tu sia in grado di ripeterlo ad alta voce.
"È un grande professionista! Però vede, lei è ancora troppo identificato con una certa romanità che ci ha rotto un po' le palle". Profetico risuona l'intro di "Troppo avanti", pezzo del Piotta dove il rapper si prendeva gioco di chi lo bollava come - sempre e solo - un'artista della capitale, la macchietta romana della discografia italiana. Il Supercafone è certamente un'icona di romanità, ma è solo la punta del pungente ago del rap romano, famoso per essere poco digerito dalle classifiche.
Con "Scritto col sangue" l'abruzzese Bujoo e la sua crew di Disadattati Sociali Club confermano di trarre ispirazione proprio dalla scuola romana, quella della storica Onda Rossa Posse e del Truceklan, quella dei testi avvelenati e delle basi al metallo. Ma è proprio questo attaccamento al genere che fa scivolare l'opera nella finzione: Peroni rotte, adolescenti persi e dissing di quartiere sono un film già visto che finisce per indebolire la volontà di fare un rap hardcore e militante. Anche "Rappabestia", che voleva essere il pezzo manifesto della crew, non attacca alla gola come dovrebbe mentre - paradossalmente - in questo ectoplasma di gioventù bruciata, qualcosa mi dice che orde di teenagers ascolterebbero più volentieri un pezzo pop come "In vacanza con Lucifero".
In un buon gioco di incastri tra le basi, i pezzi perdono nella narrativa grezza; se il modello che si prende ad esempio è un rap violento a là Salmo allora voglio tutto lo schifo che sai darmi: le parolacce nel rap non fanno più sanguinare le orecchie e se scrivi "cazzo" io voglio che tu sia in grado di ripeterlo ad alta voce. Se è della merda che vuoi parlare, allora voglio l'horror, voglio l'esagerazione, voglio la poesia altrimenti non mi freghi. Non annuso la merda, di nuovo.
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La recensione Scritto col sangue di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-07-25 00:00:00
COMMENTI (1)
Che paragoni DEL CAZZO.