Un combat folk con coloriture rock e influenze balcaniche, una diapositiva di situazioni bucoliche e balli sfrenati
“Canzoni dal fosso”, raccolta di pezzi che i Daushasha hanno portato in giro durante i loro live, è un disco combat folk con coloriture rock e influenze balcaniche. Si comincia subito con “Serenata”, fisarmonica da atmosfera romantica e violino che aprono le danze, sprazzi di rock che precedono un ritornello in russo. A seguire “La Contrada dei Papaveri”, storia di un giardino segreto rimpiazzato poi da una grande zona industriale, mentre “La Campagna” è il ritratto di un luogo che rimarrà bello anche quando avremo cinquant’anni e saremo dei cessi con le rughe. “Danza Caucasica” e “Taranta” sono i due pezzi strumentali che, nonostante la loro durata, riescono a stare in piedi da soli senza bisogno di un cantato che li sorregga. “Il Vino” è una rispettabilissima cover di Ciampi, con l’aggiunta del cantato in russo e “Angelina” è un pezzo dalla leggerezza euforica con dolci melodie di violino.
Tutti gli undici pezzi sono coinvolgenti e sfrenati, freschi e semplici, le storie narrate sono quelle di tutti i giorni. Il sound è compatto, un folk capace di smuovere chiunque e sono sicura che dal vivo i sette sanno mostrare al meglio le proprie capacità che già si percepiscono in questo lavoro. Lo sporadico cantato in russo, che andrebbe sfruttato meglio e qualche accenno di dialetto in qua e in là, però, sembrano rompere l'equilibrio che i Daushasha creano da subito. Il sound ha un tiro deciso, che coinvolge e si fa ricordare, adesso il difficile è non risultare ripetitivi con i prossimi lavori, cercando di mantenersi comunque in un genere che a loro calza a pennello.
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La recensione Canzoni dal Fosso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-02 00:00:00
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