Disco estivo un po' banale e ripetitivo
Lo so che fa freddo, lo so che è arrivato il momento dei piumoni, delle giornate passate sotto le coperte senza mettere nemmeno il naso fuori, ma i La Clé con il loro "Via dalla routine" ci riportano alla leggerezza dell’estate. Se in “Rimani”, traccia d’apertura, parla di una relazione finita e di un inverno da affrontare da soli poi si accorge che la fine non può essere che l’inizio di un grande giorno (“La fine del mondo”), come dire che chiusa una porta si apre un portone. Se da una parte è estremamente facile giurarsi amore eterno (“Attimi”), ci si accorge che poi le cose cambiano e che non è una casualità, la nostra estate sembra finire già (“Casualità”). Alla fine di tutti i problemi, però, basta aprire gli occhi e rendersi conto di essere ancora vivi (“Vivo”), nel solco del concetto che “non è la fine del mondo” e che tutte le cose in un modo o nell’altro si superano.
Le altre canzoni sono più indirizzate verso l’ironia: si va dai giochi di parole di “Segno d’acqua”, con qualche rima di troppo che scade nel banale, a “Ieri, oggi, tsunami”, un brano dalle melodie più allegre che però nel finale fa molto Ricchi e Poveri. “Cose pop” nei suoi 5 minuti cerca di essere anticonvenzionale dichiarando di essere popolare, provocatoria un po’ verso tutto e risultando quindi un po’ troppo piena di cose. La sottile ironia finale sull’Inter, poi, se la potevano risparmiare.
La musica non è troppo originale, prosegue più o meno sempre uguale in tutti i brani, simile al tipico pop-rock italiano degli ultimi dieci anni. Ci sono comunque spunti interessanti e originali, come l’intro di “Fine del mondo” ripresa dal film “Io speriamo che me la cavo” o la musica di “Attimi” che dimostra che i La Clé sanno suonare e pure bene, ma tutto, le paole come quello che gli sta attorno, adrebbe appronfondito (e non sommersi da rime forzate o banali).
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La recensione Via dalla routine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-01-14 00:00:00
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