In breve: “Leaving Home” è un disco forse a volte imperfetto ma, comunque, formidabile.
Fa una certa impressione ascoltare un ventenne italiano che manipola con bravura e sfrontatezza i suoni dell’oggi senza preoccuparsi di chiedere il permesso a Rino Gaetano o a Lucio Battisti. A differenza infatti di molti coetanei che scrivono canzoni che piacciono proprio a tutti, anche ai nonni, Machweo va per la sua strada fregandosene di chi è rimasto ai bei tempi o giù di lì. Lui preferisce altro, magari sfidare i pezzi grossi internazionali sul terreno del beat più eccitante che c’è. Mica male.
Machweo è probabilmente il più grande talento underground che questo paese abbia. Un genio che va sgrezzato, modellato, anche coccolato: non sia mai che butti via quel ben di Dio di creatività come un Cassano all’ultimo giro di campo. A volte tende a piacersi troppo (“The Tribe”), come se un certo Flying Lotus non avesse già fatto - e pure meglio - quelle cose piene di tastiere eccessive, grancasse ingolfate e bassi infeltriti. Anche la stessa scelta di inserire nella scaletta quattro brani già pubblicati nei precedenti ep appare vagamente autoindulgente: a vent’anni sarebbe lecito pensare che il greatest hits sia roba da torve rockstar affamate di Siae, mica da artisti con i numeri giusti per incantare.
Perché Machweo è davvero un artista. Di quelli che non sai se è fortuna dei principianti o che altro, ma hanno un tocco magico in ogni cosa che fanno. “U Sad”, per dire, è un capolavoro: cresce su un binario armonico che più circolare non si può e seduce grazie a questa tristezza assurda che riesce a tirare fuori da una chitarra dolente. L’iniziale “Looonely”, poi, è post rock aggiornato al 2013, con un tasso di emotività grande quanto un’occasione d’oro che non si ripeterà più.
In breve: “Leaving Home” è un disco forse a volte imperfetto ma, comunque, formidabile.
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La recensione Leaving Home di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-06-10 00:00:00
COMMENTI (3)
una recensione così la capisco solo se chi l'ha scritta è il cugino dell'artista o uno che non ha alba di cosa sia la musica elettronica attuale. per carità il disco è carino, ma qualcuno spieghi al buon manfredi lamartina che per usare i preset di ableton e due suoni d'ambiente non ci vuole "bravura e sfrontatezza". non è questione di gusti, è che non sento nessuna cura particolare e nessuna ricerca nei suoni o nei beat. addirittura disco della settimana e tutto questo tripudio di definizioni entusiastiche... mah, come se in italia machweo fosse l'unico ventenne che "manipola con bravura e sfrontatezza i suoni dell’oggi". consiglio all'autore di andarsi ad ascoltare cose come vaghestelle, furtherset, e il catalogo di etichette quali concrete records o white forest, giusto per dire i primi nomi che mi vengono in mente. e nessuno di questi è mio cugino.
Fiera di essere la mamma "del più grande talento underground che questo paese abbia"(citazione della recensione)
Fiera di essere la mamma "del più grande talento underground che questo paese abbia"(citazione della recensione)!