Il cd d’esordio dei Crop Circles contiene ben dieci pezzi, per una durata superiore ai 50 minuti. Mi chiedo: perchè non limitarsi a demo di 4-5 pezzi? Sono l’unico a preferire quattro pezzi suonati bene piuttosto che quindici fatti con i piedi? Perchè tutto questo bisogno di riempire a tutti i costi?
La musica del gruppo veneto, quindi, potrebbe essere riassunta tutta qui, nel trionfo della quantità sulla qualità. Dieci pezzi a metà strada tra Ligabue, Raf e l’hard-rock, tutti praticamente identici tra loro, con pochissime eccezioni: il 12/8 blueseggiante di “E mi fermo un attimo”, i toni progressive, quasi epici, nell’intro di “Io ci sto” e la classica ballatona finale “In cerca di chi”.
I brani di “Millenium bug” seguono tutti lo stesso stereotipo: strofa-ritornello-assolo fino allo sfinimento, ogni singola nota sa di già sentito e risultano evidenti le forzature in fase compositiva. Più che tentare di scrivere belle canzoni il gruppo sembra preoccuparsi esclusivamente di riempire in qualche modo quei 5-6 minuti di musica necessari per arrivare alla fine del pezzo. I lunghissimi assoli di chitarra (presenti in nove delle dieci canzoni) finiscono per somigliare a freddi esercizi di tecnica scritti a tavolino e piuttosto fini a se stessi, eseguiti con un’attitudine per così dire “da turnista”. Nemmeno le tastiere convincono: pacchiane, barocche, ridondanti, contribuiscono solo ad appesantire ulteriormente la situazione e non offrono alcuno spunto degno di nota.
Cos’altro dire? Che i pezzi migliori del disco sono “Mai più” e soprattutto “Guardando in su”, dove risalta la bella melodia della voce; e che la palma di canzone più brutta spetta invece senza dubbio all’inascoltabile “Biancaneve” seguita da “Irrefrenabile contatto”, il cui testo memorabile (“non ho più voglia di parlare/ ma solo di toccare/ non è volgare quel che sento/ facciamo un po’ di sesso”) per me è già un cult.
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La recensione Millenium bug di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-01-27 00:00:00
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