Finalmente hanno inventato il teletrasporto.
Un salto spazio-temporale.
Tempo, perché qui si torna dritti al 1985. Dave Gahan sta per essere consacrato alla scena elettronica e Marty McFly smanetta con la DeLorean. Madonna pesa ancora 60 kg buoni e sta cercando Susan, disperatamente. I capelli cotonati sono il must definitivo e tutti si vestono come i Guerrieri della Notte. Il synth è una religione.
Spazio, perché non siamo in Italia. Siamo in una qualche capitale del mondo con una skyline incredibile. Una di quelle città che sembrano costruite per essere belle di notte, così che tu possa metterti alla finestra, guardare le luci fuori e immaginare storie. Una megalopoli in cui la sensazione di isolamento è direttamente proporzionale al numero degli abitanti. E questa musica scende a pioggia sui palazzi, come se qualcuno la stesse suonando da un tetto.
Dopo soli 12 minuti l'EP finisce e tu sei di nuovo nel tuo monolocale. È il 2013 e dalla tua finestra non vedi una metropoli notturna, ma solo il balcone della tua vicina adibito a ripostiglio. E ti dispiace che il disco non abbia la durata di un album, perché quel viaggione lo avresti prolungato volentieri di una mezz'ora. Perché è raro trovare in giro musica che riesca a creare immagini così nitide prescindendo dalle parole.
Gli Zerocall li conoscevamo già e già ci avevano stupiti. Rispetto al disco precedente questo è forse più orientato verso un sound oscuro e passatista, quindi magari suona un po' meno audace e un po' più nostalgico. Ma in fondo qual è il problema? L'Electro, anche quella delle origini, per quanto mi riguarda è eterna. E anche uno stile che è in giro da trent'anni, se fatto bene, riesce a portarti nel posto dove vorresti essere.
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La recensione Logos di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-08-12 00:00:00
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