Brani rivolti verso la Union Jack del britpop. Peccato per la produzione povera
Siamo nel bel mezzo del film “Nowhere Boy”, la pellicola incentrata sull’adolescenza di un alquanto figo John Lennon. Per essere esatti durante le prove dei The Quarrymen (prima band del protagonista): tanta voglia di esibirsi, di farsi conoscere e diventare qualcuno ma, ahimè, possibilità zero: nemmeno l’ombra di un produttore, la sala di registrazione era troppo cara, gli strumenti trasandati… Insomma, la parola d’ordine era arrangiarsi. Ed è questo quello che i Mad Felp hanno fatto. Si sono arrangiati e hanno partorito un “ep autoprodotto nella cucina del Pulo con una scarsità di mezzi che rasenta la nullatenenza”, cito testualmente. Il fatto che la produzione sia povera, così lo-fi, si sente. Sembra di stare nella stanza di là, con i tappi alle orecchie o con la tv accesa per non sentire che i ragazzi stanno provando in casa.
I brani di questo ep sono tutti rivolti verso la Union Jack del britpop, legatissimi alle sonorità di band che hanno fatto la storia di questo movimento, come Verve, Oasis, Ocean Colour Scene, Shed Seven e chi più ne ha più ne metta. Io, che ci campo a pane e britpop, mi metto ad ascoltare le tracce e sento subito i tipici assoli di chitarra e gli accordi à la Gallagher (vedi la opener “Lonely Shadow” o “Far Away With Snow”), i pezzi che virano più verso le sonorità beatlesiane come “Standing In The Middle Of Nowhere”, le parole “Love is a lie, wish I could die with you in the sky, don’t say goodbye” di “Love Is A Lie”, che mi fanno venire in mente i testi di tutte le band sopracitate. Non resta certo un mistero il gusto personale dei Mad Felp, e li immagino con le Clarks ai piedi, la camicia abbottonata fino al collo e il cardigan di Fred Perry.
Una produzione maggiormente curata sarebbe interessante, giusto per capire se si tratta di puro e semplice scopiazzamento di icone musicali o se c’è spazio per qualcosa di più personale. Di certo i Mad Felp hanno deciso di confrontarsi con un genere che ha avuto il suo ampio spazio e la sua gloria in anni ormai finiti, non sarà facile fare breccia nel cuore di chi il britpop se lo sente scorrere nelle vene. Ma c’è tempo e ci si può sempre migliorare, partendo proprio da qui e, magari, uscendo dalla cucina dove hanno registrato questo disco e provando ad entrare, invece, in uno studio vero.
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La recensione Mad Felp (EP, 2013) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-03-21 00:00:00
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