Un disco di doom psichedelico d'altri tempi. Da avere.
Con gli Stoner Kebab si viaggia in prima classe su uno di quei treni che fumano zolfo, in lenta discesa verso gli inferi. Clichè? Certo, perchè questo album ne è pieno, ma cos'è 'sta roba che i bei dischi debbano essere privi di quegli stilemi che fanno grande un genere? "Simon", il quarto disco del quartetto pratese, è un'opera rock come non ne sentivo da tempo, descritta come "la storia di fantasia che narra di un piccolo messia trascinato dalla mano occulta di Lucifero in un viaggio onirico, ma terribilmente reale, all'interno degli istinti più veri dell'essere umano". Giocano con i titoli come nella sparata puramente stoner prog di "Mad Donna" e nella metallica (in tutti i sensi) "My Cold Jackson", si lanciano in lunghe suite da più di 10 minuti, nelle quali infilano tutto il possibile repertorio di genere, tanta tecnica e maestria nella composizione, più una dose massiccia di doom (ma qualche bpm sopra la vera lentezza) combinata con la potenza Melvins e con gli obbligati che sembrano provenire dall'Alice Cooper di "Welcome to my nightmare". Scariche d'altri tempi con "New Evil Through Evil", con passaggi che mischiano il post hc e i Black Widow. Hard psichedelia profusa in "The Monster", voci armonizzate e la testa che si perde nel cosmo. La lenta ed inesorabile discesa si conclude con la strumentale "St. Lucifer" ed il male prende il sopravvento. Echi di Black Sabbath, Saint Vitus e Hawkwind, epica a livelli micidiali, greve, spaziale ed ipnotica. Ci siamo.
Nonostante questa band non abba niente da dimostrare, riesce ad alzare l'asticella ad ogni album, risultando sempre più coesa, fottendosene dell'immagine (li ho visti dal vivo e posso confermare) e mirando solo al sodo. Ogni pezzo è un classico del genere, se volete farvi sommergere da prog, distorsioni, psicotropia, demoni old school e doom come si deve, questo disco lo dovete proprio avere.
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La recensione Simon di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-24 00:00:00
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