Che i siciliani Impasto Nudo siano simpatici è un dato di fatto. Pur non conoscendoli di persona, infatti - ma avendo avuto con loro solo uno scambio di e-mail in cui sfottevano goliardicamente la nostra ‘ganza fanza’ - ho vulcanicamente provato simpatia per loro. Ne avrete conosciuti pure voi di quegli adorabili cazzoni che sanno infilare sempre la battuta giusta al punto giusto. Ecco, gli Impasto Nudo mi appaiono così.
Purtroppo (o per fortuna), però, ciò non c’entra proprio un bel niente con la loro musica, un compattissimo pop-rock rumoristico dalle tinte italiche. Partendo da solidissime basi melodiche che vengono pescate dal rock italiano (Afterhours e Marlene Kuntz, così come Litfiba) ma anche dal grunge dei Nirvana e Pearl Jam, gli Impasto Nudo cercano di costruire il proprio stile a volte dilatando (ma neanche troppo) e a volte riempiendo di rumore le proprie canzoni. La formula, però, ricorda troppo spesso i gruppi che la hanno ispirata e - nonostante vi sia il tentativo di definire una propria, forte personalità - purtroppo le canzoni mancano in carisma.
È questione di inesperienza, forse? Non lo so. Quello che mi pare certo è che il suono in generale (voce compresa) necessiti di più attenzione; come se non fosse solo questione di mettere le note giuste, ma anche di come metterle. È per questo che consigliamo di suonare (e suonare e suonare), oltre che gli strumenti, anche lo studio di registrazione. Proprio così come consigliamo di riporre più attenzione in fase compositiva, ammesso che sia più questione di attenzione che non di ispirazione.
Comunque, un buon disco si costruisce anche riponendo un po' di cura alla plastica della custodia. Tenetelo buono questo consiglio, cari Impasto Nudo, ma solo dopo aver capito se sarete capaci di diventare una band adulta.
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La recensione L’impasto nudo (ep) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-02-23 00:00:00
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