La quinta edizione del concorso “Voci per la libertà - Una canzone per Amnesty International” (http://www.vociperlaliberta.it) propone il suo resoconto con una bella raccolta di 12 brani, due per ogni gruppo finalista, corredata di un libretto esplicativo davvero ben realizzato. In particolare il primo brano è quello che il gruppo ha presentato e che è relativo alle tematiche del concorso, quelle del rispetto dei diritti umani, in tutte le loro forme, per le quali Amnesty si batte coraggiosamente e meritoriamente da anni.
Se è vero che spesso, e giustamente, la musica si è fatta portatrice di messaggi importanti e di impegno sociale e politico, occorre anche riscontrare come non sempre sia facile, trattando certi temi, riuscire a comporre brani memorabili che si sottraggano a una certa retorica ‘sloganistica’ il cui abuso rischia a volte quasi di mettere in ridicolo i temi importanti trattati. Ai gruppi di “Voci per la libertà 2002” va dato atto di essere riusciti, tranne che in qualche episodio, a rifuggire dalla retorica più bieca sebbene, onestamente, di brani memorabili capaci di diventare ‘inni’, all’interno della compilation non ce ne siano. In attesa del concorso 2003, al quale auguriamo i migliori successi, veniamo a una breve disamina delle proposte 2002.
Il Combo Farango propone una miscela jazzata di musica meticcia, a volte più vicina a certa canzone d’autore, a volte quasi reggaeggiante. Decisamente bravi, con arrangiamenti di livello assoluto, hanno probabilmente meritato la vittoria in virtù di questa notevole capacità musicale, che li pone al pari di realtà ben più conosciute.
I Monzòn affrontano nel brano “Casa carnivora” il difficile tema delle violenze all’interno della famiglia. Raffinati, a volte fino al punto di risultare quasi pretenziosi, dimostrano comunque maturità e idee chiare con la loro fusione di elettronica e melodia.
Meno raffinata la proposta degli Atarassiagröp: una coinvolgente combinazione di reggae, ska-punk e folk. Se è davvero troppo banale e legata agli stereotipi ‘del genere’ la loro “Jamal”, si rifanno comunque con il secondo brano, a tratti davvero emozionante.
Delicatamente pop la ballata “Il bimbo al telaio” degli Arecibo: c’è il rischio di scivolare nel retorico affrontando il tema del lavoro minorile, ma il brano è a tratti toccante ed è confezionato in maniera perfetta, come la loro seconda traccia. Probabilmente i più ‘commerciali’ -- nel senso migliore del termine -- tra tutti i gruppi della raccolta, meriterebbero l’attenzione di qualche discografico che voglia lavorare seriamente.
I Lineamaginot affrontano nel primo brano la storia di un desaparecido: il loro combat folk, a tratti acustico e dilatato, a tratti molto più energico e complesso negli arrangiamenti, corre in qualche caso il rischio di essere troppo enfatico, ma merita comunque attenzione.
Un rock progressivo semplificato, che ricorda certi gruppi dei primissimi anni 80 e in particolare qualcosa degli Yes di quel periodo, viene proposto dagli Aelian. Probabilmente la lingua inglese si presta più del nostro idioma a sapere di ‘già sentito’ ed è questo forse il limite del gruppo, che riesce comunque con la sua musica e le sue sonorità a stimolare un viaggio a ritroso di venti anni.
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La recensione Voci per la libertà 2002 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-03-05 00:00:00
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