Un teatro abbandonato, le imposte che sbattono colpite da gelide raffiche di vento; dai lucernai penetrano i labili raggi della luna. Sul palco cinque musicanti sfiorano lievemente i loro strumenti riempiendo la sala di una raffinata melodia.
Questa è la scenografia ideale per contenere le atmosfere de “Il commiato della moltitudine”, splendido album dei Kashmir pubblicato in tiratura limitata da un piccolo editore milanese in allegato al libro di poesie dal cantante. Il cd si compone di otto capitoli che, con eleganti trame sonore e vividi frammenti lirici, descrivono un mondo romantico e decadente. La musica scorre dolcemente sospinta da chitarre carboncino, penetranti suoni di batteria, languide melodie di pianoforte e una voce intensa e suadente. Brani come “Memorie di una vita immortale”, “Venere assolta” e “Pioggia sulla pioggia” sono dolci carezze che provocano un brivido freddo e si fanno largo tra i sinuosi recessi del cuore.
Ascoltare frasi come “Della luna e del suo pallore osseo non mi sono curato per troppo tempo e ho passato anni a contare i granelli del mio deserto al riflesso sicuro d’un mare greco e al canto livido di sirene stonate” (“Sinfonia in down maggiore”) significa ripulire la propria anima e curare le cicatrici della quotidianità.
Dubito però che con opere come questa i Kashmir riusciranno mai ad abbeverarsi alla fonte del successo, ma credo che in fondo anche a loro stia bene così e si accontentino di consolare chi è convinto che “L’arte - come direbbe Charles Baudelaire - sia la forma più alta cui la vita possa tendere e l’unico modo per dare un significato anche ai momenti più desolati” .
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La recensione Il commiato della moltitudine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-03-04 00:00:00
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