Guidare un’Alfa Romeo Giulietta 2000 ma bere Bacardi Breezer. Fumare sigarette arrotolate in Inghilterra ma praticare Aquagym. Vestire Belvederesi ma leggere Banana Yoshimoto. Feriare in Costa Azzurra ma pagare il casello con il telepass. Appoggiare al cubo della Brionvega il proprio orologio ma Swatch Jellyfish. Suonare un Fender del ’64 ma con in tasca un telefono satellitare.
Amare l’arredamento optical ma lavorare in una dot. com.
Un eccellente repertorio di cover, dal 1939 al 1973. Una sezione fiati precisa ma poco nutrita. “Si senor!” è un lasciapassare per i club di pressoché tutta la penisola data la festosità e ballabilità del genere. Al contempo è di improponibile ascolto durante un raduno mod.
Vediamo le note al booklet: esaustive ma da rileggere dopo qualche ascolto. I veronesi Joyello e la sua Cheesy orchestra dichiarano infatti: ”…Si senor!, ad una prima lettura, ti sembra un bivacco tra amici, un bicchiere della staffa prima di andare a dormire…”. Concordo, ma mi domando con quale intenzione autodistruttiva si possa concepire una produzione musicale a tal senso finalizzata.
Proseguo nell’ascolto (“Se stasera sono qui”) e nella lettura: “…poi, ascoltandolo a più riprese, senti anche la profondità di un progetto, la bravura dei musicisti…”. Dissento: una voce trattata con riverberi anni ’80, una giovialità lieve e di superficie, un trattamento sonoro non del tutto rispettoso della storia cui si attinge.
Continuo nell’ascolto (“Il Baccalà”) e nella lettura: “…senti anche… l’implacabile malinconia del tempo che fugge.” Concordo e mi rabbuio. Penso ai piacentini Link Quartet e alla loro versione della composizione “Claudia” del maestro Pregadio. Faccio un ascolto comparato: non c’è implacabile malinconia del tempo che fugge in questi ultimi, solo la passione e il gusto per la densità di un’atmosfera passata. Un loro concerto è un evento culturale. La levatura degli esecutori è indubbia: Un hammond suona come un hammond. C’è un microfono sul palco ma nessuno canta. Nei break tra una canzone e la successiva, Renzo Bassi intrattiene istrionicamente la platea. Sembra Aznavour. La tua ragazza medita di diventare modette. Tu ti decidi a tirar fuori la Lambretta dal fienile.
Ray Ban a goccia, non scarpe Buffalo.
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La recensione Si senor! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-04-06 00:00:00
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