Una piccola delusione, in definitiva, ma le capacità di scrittura ci sono
Un titolo tanto fuorviante quanto volutamente provocatorio quello scelto da Antonello Recanatini per confezionare queste 13 tracce. Non che mi aspettassi del punk fatto e finito, ma qualcosa che si avvicinasse era quantomeno lecito metterlo in preventivo. Al contrario, "Abruzzo inventend punk" è tutto tranne che irruenza sonora, one-two-three e via andare piuttosto che - banalmente - "I am an antichrist / I am an anarchist".
Recanatini, lo scoprirete, è un cantautore "sci-fi/folk-punk" a tutto tondo, che imbraccia la sua chitarra e racconta storie senza molti orpelli intorno. E bazzica là dove bazzica(va)no Bob Dylan, Vic Chesnutt, Daniel Johnston, Mark Linkous aka Sparklehorse, Jason Molino aka Songs:Ohia, Elliott Smith e tutti quei folk-singer sui generis. È da tutti questi artisti che prende ispirazione, per poi rivestire le canzoni con il tipico suono lo-fi - lo aiuta in ciò anche la scelta di accompagnarsi spesso e volentieri con la sola chitarra acustica.
Insomma, i riferimenti sono impegnativi e anche interessanti per un lettore appassionato di musica rock; il punto nodale, però, è che nessuno dei brani in elenco spicca nel mucchio - e di certo non aiuta la scelta di arrangiarli tutti o quasi allo stesso modo. Alla poetica del Nostro, poi, manca quella urgenza espressiva che renda "Abruzzo inventend punk" un album di spessore, tale da poterlo paragonare davvero ai nomi appena citati, a questo punto tirati in ballo solo per dare delle coordinate di massima a voi che adesso state leggendo.
Una piccola delusione, in definitiva, ché le capacità di scrittura ci sono. Rientrano però nella media e - stando così le cose - non riusciamo ad intravedere significativi sviluppi. Rimaniamo tuttavia fiduciosi sul fatto che l'artista teramano? Decida di cambiare passo e ci possa magari riservare qualche sorpresa nei mesi a venire.
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La recensione Abruzzo Invented Punk di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-21 00:00:00
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