Un suon ibrido che ancora deve essere messo a fuoco ma che già regala buone canzoni
A dirla tutta, il suono un po’ ibrido degli Alfabox ha un piccolo difetto: il fatto di restare spesso mezzo passo indietro rispetto a dove dovrebbe essere. Prendiamo “Miracolo Italiano”. Ha un ritmo aggressivo, distorto e pressante, dalla botta simile a quella dei Meganoidi. Ma proprio quando ci si aspetta il colpo del ko sonico, la band rinuncia a far esplodere la miccia, insistendo invece sul coro facile e sull’orecchiabilità a ogni costo. Che peraltro non è un male purché la banalità non prenda il sopravvento.
E gli Alfabox quando mettono a fuoco gli intenti di partenza riescono a regalare canzoni gradevoli. Gli incroci di tastiera e chitarre funzionano infatti molto meglio in “Aspetta e spera”, sorta di pop-punk sintetico che acchiappa subito e non molla più. Bene “La mia città”, che si esprime tra sottigliezze new wave e compiutezza rock. Bellissima “Ghiaccioli”, un brano di raffinata leggerezza e di lievissima e drammatica malinconia. Un gioiellino che svetta su tutto e che magari può suggerire nuove strade agli Alfabox.
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La recensione Alfabox di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-20 00:00:00
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