Ben suonato e ben registrato, solo poco orginale
È chiaro già dal primo brano quale sia il percorso del disco dei Borderlines: musica dal respiro internazionale fatta di suoni che devono molto al brit rock con influenze pop-rock. È un pregio, ma anche un limite, perché dietro ottime capacità musicali si potrebbe nascondere l’assenza di originalità.
Il modo di interpretare i brani di Alessandro Meneghel ricorda Billy Corgan, ed è così che la seconda traccia sembra un brano degli Smashing Pumpkins, in cui però le melodie risultano più orecchiabili e meno rock. “Multicolor” invece è un’esplosione di colori, ché se la senti con le cuffie nelle orecchie non può che travolgerti in un caleidoscopio dai colori più variati, anni ’60 per lo stile, sempre convinto di seguire un classico e orecchiabile pop-rock. Buono invece lo spunto in apertura di “It takes two to tango” che sembra distinguersi dalle altre, è più movimentata e la vedrei bene da ballare all’inizio di una serata per caricarsi della giusta energia.
Nel complesso è un bel disco dai suoni piacevoli, armoniosi e melodici. Non è di quegli album che sorprendono per l’originalità delle idee, ma sicuramente è ben suonato e ben interpretato, non perde mai l’orecchiabilità e la melodia resta predominante. C’è tanta attenzione alla registrazione, all’armonia dei suoni, a non creare dissonanze o contrasti troppo forti. È armonia pura, sfumature poste l’una accanto all’altra che non spezzano mai la linea continua dell’arcobaleno. Attenzione però a non scadere in un’emulazione scarna e senza idee.
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La recensione MULTICOLOR di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-09-11 00:00:00
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