Se il primo album era una serata in un club, questo è un afterhour in un suk pieno di suoni e di gente di tutti i colori.
Nell'intervista fatta dopo l'uscita del primo disco, i Foxhound dicevano di voler essere più “neri” e “ritornare al corpo”. Due anni dopo: un disco nato da un ritiro in una casa nel bosco, lontani e disconnessi da tutto. Ci troveremo dentro questa voglia di ritorno alle radici, al ritmo, al corpo? Sì.
In primavera abbiamo tutti voglia di sentire più forte il nostro respiro, il battito del cuore, di andare fuori a risvegliarci insieme alla natura, di assorbire il sole e gli odori, di muoverci, di stare da soli a toccare l'erba e di stare in compagnia a guardarci e toccarci. E “In primavera” asseconda il nostro umore panico, la voglia di spogliarci e ricongiungerci alla terra e al tutto, e a noi stessi. Inno alla solitudine da ascoltare (e ballare) in mezzo alla gente, è un disco fatto di istinto e sudore, di menti aperte e corpi in movimento, primordiale e contemporaneo. In una sincera unione di spontaneità da jam session e cura della produzione, si rincorrono fra dub, reggae, funk, rock e dance le ipnotiche “All alone on my own” e “My Life is so cool” - che aprono e chiudono il disco con quell' “on my own” ripetuto, quasi un mantra -, le più pop e vicine all'indie-funk all'inglese di Concordia “Erase me”, “Fitness” e “Summer Yeast”, il momento di respiro “Gasulì” e le botte di follia “Out” e “Stars” - figlie di quella scheggia impazzita che era "Dejeja", e che dal vivo immagino un delirio.
Violini, sax, melodia, percussioni selvagge, intensità e fresco divertimento, questo disco è una festa di primavera in una piazza colorata, assolata, affollata, rumorosa, multietnica. Spegnete il computer, uscite, sorridete all'aria che vi spettina, unitevi al party e ballate con uno sconosciuto.
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La recensione In primavera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-04-04 00:00:00
COMMENTI (1)
Io l'avrei intitolato "la meraviglia" Disco davvero bellissimo