Onemanband tra rock, punk e cantautorato
Onemanband chitarra, voce e percussioni a pedale. L'album inizia e finisce con i brani più energici, accogliendo nel cuore quelli più cantautorali. In apertura “Settanta”, inteso come il decennio di riferimento per il rock'n'roll, offre una partenza con ritmo e un testo leggero. “La rivoluzione” e “Riusciresti tu...” sono pezzi punk poco pretenziosi come il genere richiede, ritmati e canticchiabili; nel secondo c'è qualche ingenuità nelle parole, come nel verso “La morte a volte sembra quasi una follia mentre la vita ha la presunzione di esser verità”: meglio lasciare morte e vita ai filosofi in favore di versi meno astratti e più rispettosi della metrica. Non male il blues di “Manna dal cielo” e l'andamento cantautorale folk di “Spara”. “Lampi nel buio” è probabilmente l'apice del disco: riff blues, cori pop, ritornello orecchiabile e la descrizione di una città notturna e noir, che richiama le atmosfere rock del “Panorama di Betlemme” di Francesco De Gregori. “Sessolosapesse” è un giusto compromesso tra blues, rock e pop. Nel testo de "Il terzo re" c'è qualche altro evitabile scivolamento: "La prostituzione in televisione e dentro al Parlamento ti lascia sgomento e non dire che non lo sapevi già. E ora candida una nuvola e vorresti starci dentro". In chiusura è bello il duetto con la voce femminile in “C.P.C.P.A”.
La stoffa c'è: nel complesso le canzoni più cantautorali e riflessive sembrano meglio riuscite di quelle scanzonate e rumorose, che risultano perlopiù ingenue e danno un'immagine distorta dell'artista. Nel futuro Johnny potrebbe sviluppare la sua vena cantautorale e il suo talento blues, limando i testi e lasciando spazio a brani punk solo in presenza di intuizioni musicali davvero valide.
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La recensione JDB di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-11-08 01:00:00
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