L’antipatia a pelle nasconde sempre interessanti risvolti: dalla nascita di passioni ossessive alla scoperta di un amore, al semplice disquisire sul tempo e sugli impulsi fecondi che rendono la tua vita meno noiosa di quella che è.
All’inizio, l’impatto con gli Aye Davanita non è stato dei migliori: l’aggressione subita dalle prime tre tracce del loro”Apnea”, rockettare allo spasmo, inibiva un po’ le mia intenzione/compito di conoscerli meglio e stabilire un minimo di rapporto.
Strano…una super rocker come me (!?) attratta dalle voci cattive e profonde (proprio come quella di Michele vocals degli Aye Davanita) infastidita da canzonette rock’n’roll?
Fino a che, una sera, incazzata nera col genere femminile e con l’afa estiva che rende tutto più complicato, ho lasciato scorrere il cd con bisognoso desiderio di dominazione.
Mistero svelato: questo è rock’n ‘roll all’ennesima potenza, totalizzante nella visione che mostra e infonde sia della musica che della vita. Le prime tracks di Apnea, “Babystar” -“La normale vita coniugale” –“la festa” riassumono con schiettezza il cinismo e l’insofferenza del “teen spirit “ e di tutte le generazioni vuote di cui non possiamo più fare a meno.
I testi ironici in pieno Elio e le storie tese style“chissà se è meglio adesso o prima che tutti si passassero la tua vagina”…e a ripetizione “la tua nudità è un grande stimolo”, prendono tutta un’altra piega se te le canta una voce con esorbitanti inflessioni alla Chris Cornell-Soundgarden in “La normale vita coniugale” e alla Manuel Agnelli in praticamente tutto il resto dell’album ( “Rimedio migliore” né è ottimo esempio). Grunge e rock, buio e lotta, ribellioni tra terra e cielo: “Due angeli” svolta le sorti dell’album allargando i confini della piccola stanza a cui ci aveva relegato l’inizio del lavoro, con chitarre evanescenti, batteria incendiaria e tormento latente pre apocalisse.
Come nella miglior tradizione Afterhours-Marlene Kuntz le ballad rock profumano di quel sapore al limite, tra sospensioni e riprese incandescenti che trasformano il cantato quasi in una diapositiva al megafono. L’irruenza dei testi e del sound è sempre mantenuta ad un buon livello, anche quando si carica di introspezione: “Risvegli” è un piccolo gioiello di dilatazioni space rock efficaci, provoca brividi a fior di pelle (e in quest’estate torrida gliene siamo grati) regalandoci la perduta northern soul .
E dopo quest’assaggio dei cari e dimenticati Verve, riprende il groove in “Overdose”, omaggio ai Timoria e manifesto uscito direttamente dalla bocca della verità :”Tieni il ritmo è la stagione estiva. Brucia e toglie la saliva Pelle infuocata Colore rosso Semafori e auto in fila –Ribellione ormonale Sotto peso nel costume l’ambizione -Vacanze d’obbligo e felicità…felicità –sono in overdose!” Sfido a non trovarvi d’accordo e a non usarlo come anti-chiwawa.
L’emozione del rock’n’roll contaminato e il senso degli Aye Davanita per la realtà emerge in “Apnea” come un sospiro lieve e indimenticabile; conclude il tutto, una breve e curiosa jam session, qualcosa tra Bugo e i Gomez per intenderci.
Ottima la registrazione dell’album, ingannevole e quindi interessante la stessa disposizione delle tracce, poche novità, pochi puzzle, molta farina del loro sacco. Resta solo uno stupido, futile dubbio personale… perché come la canzone dei Pearl Jam?
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La recensione Apnea di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-06-22 00:00:00
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