KING HOWLTruck Stop Ep2014 - Rock'n'roll, Stoner, Blues

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Candidati ad entrare nell'Olimpo dei classici

Dove sono finiti gli assoli? È una domanda che mi faccio spesso, e che mi insegue nelle mie elucubrazioni su cosa sia contemporaneo e cosa no. Mi domando quand'è che abbiano smesso di essere in voga, se ci sia stato un cambiamento sociologico nell'habitus dei chitarristi, se abbiano smesso di gareggiare in celodurismo, se ci siano delle motivazioni tecniche oltre che estetiche, e difficilmente riesco a darmi una spiegazione, ma il quesito rimane. Dove sono finiti gli assoli? Perché pochissime band (moltissime delle quali considerate ormai dinosauri del rock) usano ancora la forma A-B-A-B-(assolo)-B? L'assolo è il terreno di prova delle sei corde, il chitarrista ritmico sempre lì un po' in disparte, mentre quello più bravo può a un certo punto fare un passo avanti e fare l'assolo, è IL momento. Ma gli assoli, tranne che tra qualche dinosauro e qualche revivalista, non ci sono più.

Da queste strette categorie (dinosauri e revivalisti) in qualche modo fuggono i King Howl. Alla base c'è il blues, nel senso più classico del termine: progressioni armoniche standard su cui si innestano ritornelli hard-rock, e sì, gli assoli. Sentite “Time to say goodbye” e come all'inizio e a ridosso del minuto 2 la chitarra solista si lanci in un assolo, un assolo vero. E ancora quello di “Eveline McCrow”, country caratterizzato timbricamente dall'armonica a bocca, e “Kerouac” stoner che spinge sulla sezione ritmica e conclude con una coda dalla devastante carica elettrica. I Wolfmother dell'isola dei nuraghi. Al centro la bellissima “Old friend blues”, personificazione acustica di quest'anima sudista, su cui spicca la voce di un bianco con intenzioni negre, quasi spiritual (non vi torna alla mente un certo Muddy Waters?).

I King Howl hanno un'idea così definita e genuina del sound in cui si sentono a loro agio, che diventa difficile liquidarli come revivalisti: vivono blues, suonano blues, trasudano blues. Di certo non sono contemporanei, ma il modo autentico che hanno di interpretare il genere non può definirsi revival, ma piuttosto classico, anche se classici, i King Howl, non lo sono ancora. Per adesso?

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La recensione Truck Stop Ep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-11 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • IoLisaelacioccolata10 anni faRispondi

    "Dove sono finiti gli assoli?" per esempio nella demo di Io, Lisa e la cioccolata - che è stata triturata senza remore su queste pagine un mesetto fa.. Niente contro i corregionali King Howl che sono STRA-FIGHI, ma fa un po' sorridere come le sonorità "rock-old-school" (seppure di matrice diversa) da una parte vengano incensate e dall'altra vengano bollate con frasi tipo "sonorità banali ... quei chitarroni grezzi e ruvidi ...l’atmosfera polverosa e vecchia." Peccato che la roulette russa di Rockit non ci abbia assegnato a una penna competente in materia come questa. Se stroncatura doveva essere, almeno ci sarebbero state solide fondamenta!...perdonate lo sfogo... e Viva i King Howl!!!! :)

  • rudefellows10 anni faRispondi

    una grande band