Dai Los Refusè all’esperienza solista. Un passo importante e forse decisivo per Mano, al secolo Marco Giorio.
Parte integrante dei Los Refusè, Mano, all’anagrafe Marco Giorio, esce dal gruppo e decide di fare di testa sua. Per vedere l’effetto che fa, forse per misurarsi con se stesso, probabilmente per giocare a carte scoperte una volte per tutte. Decisione saggia, e non solo perché l’ultima uscita della sua band, il dimenticabile “Run rebel rabbit run”, non era stata particolarmente felice. Di rischiare ne è valsa la pena, mettersi in proprio ha consentito al musicista piemontese di trovare ulteriori stimoli, di percorrere strade ricche di sbocchi, attraversate da incroci per nulla pericolosi. “La pulce nell’orecchio” è il risultato di una beata solitudine, undici canzoni in stile cantautore della nuova leva, tra Federico Zampaglione e Baustelle prima maniera (ma forse è il timbro della voce a ingannare…).
Mano si muove in piena libertà, segue l’istinto e va dove gli pare. Gioca con l’acustico (con tanto di una puntata persino dalle parti del flamenco) e l’elettrico, approfitta del computer, gira attorno a contrabbassi, strumenti ad arco, chitarre in odore di psichedelia e in ogni caso le linee melodiche che ne escono fuori risultano di forte presa. E poi ironizza, anche se sulla scorta di qualche grammo di disillusione (“Grande provincia” e “La parlantina” riflettono sull’impietoso universo dell’indie nostrano), prova persino a spacciarsi per persona seria (“I miei nuovi amici”). Si sfoga come può, insomma, quasi come se lavorare su di un disco non fosse nient’altro che una sorta di autoterapia (già, cosa ne direbbe Freud?). Tanto da poter concludere che “La pulce nell’orecchio” è un disco ben fatto, suggestivo, ricco di buone canzoni, magari alcune più centrate di altre, ma è quanto basta per promuovere Mano e la label La Sete Dischi.
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La recensione La Pulce nell'Orecchio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-06 08:00:00
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