È una gavetta, come dire, quasi ‘mainstream’ quella del quartetto veneto Oradaria. Se infatti la maggior parte delle band ‘emergenti’ trattate su Rockit parte da un background sostanzialmente ‘alternativo’ e, almeno agli inizi, pretende la propria ‘purezza’ frequentando solo un certo tipo di ambienti (quando per ambienti si intende festival, concerti, eventi), gli Oradaria - invece - hanno decisamente altra storia. Finalisti al concorso nazionale “Viva la Musica” (presentato da Ambra), ad ArezzoWave, al concorso “Un giorno insieme” (tributo ad Augusto Daolio) e semifinalisti al Festival di Napoli di Rete4, nonché allievi della “Daigo School”, i ragazzi sottolineano nelle loro note biografiche questi loro piazzamenti e frequentazioni con incredibile enfasi.
Potreste legittimamente chiedervi perché vi racconto la loro storia. Ebbene, è proprio da queste radici che nasce la musica della band. Basate infatti su un rock chiaramente chitarristico con venature funky, le dieci canzoni presentate in questo “Infinitudine” nascono e rimangono vecchie. Non c’è istinto, non c’è personalità nella composizione, che si affossa su schemi triti e ritriti; non c’è la volontà di stupire l’ascoltatore, in quanto vengono regalati momenti che decine di altre band (vogliamo citare R.H.C.P., Led Zeppelin e, non da meno, i nostri Negrita?) hanno già perpetuato. C’è la tecnica, quella sì, strumentale e vocale, ma non c’è ricerca del suono: le distorsioni valvolari della lead guitar sono di stampo chiaramente Marshall (come tradizione impone), la sezione ritmica accompagna nella solita maniera, mentre la seppur bella voce del cantante mostra tutta la sua capacità a vele spiegate, cantando tra l’altro testi insipidi.
Insomma, è una deludente infinitudine quella che pervade questo demo, dalla cima fino ai piedi. Il nostro consiglio è di lasciare da parte, almeno per un po’, la scuola, la maniera, il buongusto e quant’altro per lasciare volare (wild wild music) un po’ più liberi, e magari anche un po’ più ribelli, l’istinto e la fantasia. Buona fortuna, cari Oradaria.
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La recensione Infinitudine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-07-10 00:00:00
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