Un altro piccolo tassello di un genere, il patchanka, che sembra avere sempre meno cose da dire
Prendiamo due capolavori del secolo scorso: “Combat Rock” dei Clash, 1982, e “Clandestino” di Manu Chao, 1998 e mettiamoli assieme. Teoricamente, il risultato dovrebbe essere una figata, ma la realtà a volte non è così matematica.
Ci hanno provato in tanti a fare questo esperimento, e tutti più o meno con lo stesso risultato: colonna sonora immancabile per chi vive a pane e hasta siempre; musica che fa storcere il naso a tutti gli altri, se non in qualche serata live un po' alticcia. Che poi finisce magari che ci compri anche il disco.
I bresciani Garrapateros si inseriscono perfettamente in questo calderone mescolato a ritmo incessante tra strofe in levare e ritornelli rock. Un po' quello che per 20 anni hanno fatto gli Ska-P, solo con meno cattiveria e un tono meno predicatorio. Melodie semplici e minimali, sorrette da un basso a volte interessante, a volte scheggia impazzita, e contornate da flauti e percussioni non sempre così sicuri e che talvolta sembrano un po' troppo messi lì a tappar buchi. Il cantato, quasi esclusivamente in lingua spagnola, è giocoso e umile: sa di non poter osare ed infatti non osa mai.
Premettendo che questi 25 minuti di “Esperando” non sono certo sufficienti a far comprendere a pieno potenzialità e limiti di questa band, c'è da dire che purtroppo, anche se alla base c'è indubbiamente una gran voglia di divertirsi e fare musica, il disco si presenta come degno rappresentante di un genere che suona sempre vecchio e che nel corso degli anni è diventato quasi caricaturale, dalla credibilità vacillante. In coda al disco poi una cover, “Know Your Rights”, che vorrebbe certo essere un tributo, ma che forse era meglio non scomodare. I Clash erano tutta un'altra storia.
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La recensione "Esperando" di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-02 00:00:00
COMMENTI (8)
Per alcune cose hai perfettamente ragione.
Nessuno vuole che si parli per forza bene, ma mi sfuggono i parametri per dire che abbiamo scomodato i Clash, piuttosto che l'appunto sui testi (lo spagnolo è l'unica cosa che governo perfettamente, molto più della chitarra) inoltre passare un messaggio come "colonna sonora immancabile per chi vive a pane e hasta siempre; musica che fa storcere il naso a tutti gli altri, se non in qualche serata live un po' alticcia. Che poi finisce magari che ci compri anche il disco." è abbastanza degradante direi, oltre che un luogo troppo comune.
Per il resto le critiche sono ben accette, sempre se spiegate a dovere..spesso fanno meglio di un complimento!
capisco quello che dici, ma, mi spiace, non sono d'accordo: il genere "recensione" e specialmente il genere "recensione musicale nel ventunesimo secolo", non ha alcun parametro codificato e non sta scritto da nessuna parte che in essa sia necessario "analizzare un album" (in che senso poi? spiegando i testi? a che pro?).
In questo frangente Flavio Broch (che non conosco di persona e che non ha certo bisogno della mia difesa), inserisce il vostro lavoro in un contesto ben chiaro e ne dà un giudizio che è, per forza di cose, personale e soggettivo, prendere o lasciare.
E' chiaro che a voi possa non far piacere quello che dice, ma quando si fa musica e ci si espone, si devono mettere in conto anche recensioni come questa senza prendersela troppo ed evitando di insegnare al recensore come dovrebbe fare il suo lavoro (ah, per tua info, nessuno dei collaboratori di rockit è pagato, che io sappia), questo è il modo in cui lui ha vissuto e deciso di descrivere la vostra musica (e tra parentesi non mi pare proprio che abbia demolito nulla), altri lo hanno fatto in altri modi, ma trovo davvero poco sensato mettersi a discutere su come deve essere una recensione.
Parere mio eh...
Ripeto, quella del primo album, fatta da un vostro collega, Simone Nolvo, è stata una recensione non troppo positiva, ma pur sempre si trattava di recensione in quanto analizzava l'album all'interno di un genere senza demolire "all-inclusive" genere e album.
Ti posto un'altra recensione se vuoi di una testata web-zine.
Sto solo dicendo che una recensione risponde a dei parametri che qui non sono stati rispettati, cioè quelli dell'analisi di un album e non solo del genere di cui fa parte.
Eccotela qui
iyezine.com/garrapateros-vi…
In pratica: quella che parla bene di voi (sul quotidiano della vostra città, che è anche la mia, tra l'altro) è una recensione, l'altra no, ho capito bene?
Mi sembra un tantino forzata come discriminante...
Questa è una recensione.
Immagino normalmente si faccia così quando si vuole analizzare un album no?
Bha!
giornaledibrescia.it/pagine…
Potrebbe chiaramente sembrare un commento di parte dato che lo faccio io, Nic Garrapatero, cantante, chitarrista ed autore di musica e testi delle canzoni (a parte "Know Your Rights", s'intende), ma questa recensione non sembra proprio essere una recensione.
Qui nessuno vuol creare nulla di nuovo, nessuno ha la pretesa di creare una tendenza, anzi, so benissimo che rientriamo in maniera quadrata in un genere che è quello della musica patchanka.
Proprio per questo una recensione dovrebbe saper valutare, con cognizione di causa, a parere mio, innanzitutto l'universo di cui fa parte la band e ti assicuro che è tutt'altro che caricaturale e morto; si suppone che chi scriva, per lo meno, lo ascolti o lo sappia ascoltare giudicando come all'interno di un genere, la band e il disco possano inserirsi.
Tutto ciò qui non accade neanche in minima parte.
In particolare la tua frase, di cui ti lascio il copyright data la sua estrema acidità, "Musica che fa storcere il naso a tutti gli altri, se non in qualche serata live un po' alticcia. Che poi finisce magari che ci compri anche il disco.", è un'offesa che potevi risparmiarti e che rivela semplicemente come tu non ti sia minimamente informato in rete su di noi, su quanti show facciamo e su quanti dischi vendiamo ad un pubblico molto più eterogeneo di quanto tu possa pensare.
Nessuno dice che dovevi sapere vita, morte e miracoli della band, ma allora non esporti in commenti che poco c'entrano con il motivo per cui vieni pagato, cioè quello di recensire un album, non si parla di tuoi gusti sul genere, nè tantomeno, supposizioni su chi, come e quando, compra i dischi.
Se la tua intenzione era quella di valutare il disco, bhe, mi sembra che tu non l'abbia fatto, anzi, ti sei lasciato andare a commenti come quello appena citato, molto fuori luogo...compresa un'altra fantastica frase "Il cantato, quasi esclusivamente in lingua spagnola, è giocoso e umile: sa di non poter osare ed infatti non osa mai.".
Giocoso e umile?
In che senso?
Hai ascoltato e capito i testi?
Credo di no.
Se il tuo commento è questo direi che non hai ben capito la sostanza dei testi e i giochi di parole usati e creati per ogni canzone.
Poi effettivamente non mi stupisco molto guardando il tuo profilo: 15 minuti ascoltati sul sito, 2 band ascoltate, tra cui probabilmente non presenzia la nostra di band.
Il ragazzo che scrisse la recensione del primo album, Simone Nolvo, aveva davvero fatto una recensione, nel suo vero senso, e ti consiglio di darci un occhio.
E non era stato clemente, anzi!
Te lo dico giusto per farti capire che qui "nun se stà a rosicà", anzi, si vuole solo ciò che si chiama RECENSIONE.
Non mi sento offeso come persona, ma molto come musicista che invia una richiesta per sapere come possa essere valutato il suo disco, e come risposta ha un giudizio generale su di un genere in cui si fa minimamente riferimento alla band in esame, tra l'altro in maniera estremamente superficiale.
Mi è sembrato che i gusti personali tuoi andassero a sopraffare la professionalità con cui chi recensisce dovrebbe valutare l'acustica e la lirica di un album.
Nessun rancore, chiaro, ma tanta perplessità sul modus operandi di una redazione che sulla carta vale molto nel panorama del vostro lavoro.
rockit.it/recensione/22395/…
sarò gentile... ma se il patchanka la annoia..perchè non lascia fare le recensioni a qualcuno di noi che viviamo di pane e hasta siempre?? per la cronaca, "know your rights" fa parte di una compilation pubblicata nel 2014 in tributo a joe strummer a cui hanno collaborato 13 tra band e artisti bresciani. si chiama "welcome to strummerville". tutti fessi a scomodare il povero joe?
come giornalista musicale anche lei farebbe bene a non osare: per scrivere queste 5 righe di pura acidità non ha fatto nemmeno una ricerca su google!
hasta siempre!