Idea non originalissima, ma eseguita bene.
“Gli anni ottanta, il trionfo dell'elettronica, della plastica e del fluorescente, così in contrasto con il legno dei nostri strumenti, ci sembravano una bella sfida”.
Ci sono un paio di punti, in questa affermazione di Gionata Costa e Massimo Marches (in coppia Miscellanea Beat), su cui vorrei opinare: in primis, l'idea della sfida, che in tutta franchezza non è esattamente un trionfo di originalità – prendiamo celeberrime canzoni degli anni ottanta e rifacciamole usando gli strumenti "veri", uhm, dove l'ho già sentita? Dappertutto, direi.
In secundis, l'idea degli eighties come trionfo della plastica eccetera, che potrebbe anche starci come generalizzazione – estrema generalizzazione – però allora coerenza artistica vorrebbe che ad essere coverizzate fossero solo canzoni effettivamente “fluorescenti”, roba di Madonna e Culture Club insomma, perché se invece mi volete mettere nel contenitore della plastica Cure, Police e Depeche Mode, mi dispiace ma per me è un no.
Detto questo, il disco scorre liscio e piacevole, fra versioni che anche con chitarra, violoncello e mandolino a spina staccata si mantengono fedeli all'originale - “Do You Really Want To Hurt Me” - e altre che si prendono maggiori libertà - “Moonlight Shadow” -, è suonato e cantato con gusto e misura e si presta perfettamente ad essere ascoltato e apprezzato dal vivo. Magari proprio in una discoteca anni 80, mischiando gonne a tutù e camicie folk, candele e luci fluo, coi battimani al posto dei beat elettronici.
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La recensione POWERFLUO acoustic 80s di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-03 00:00:00
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